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Sport mercoledì 24 settembre 2014 ore 12:15

"Abbattiamo le diversità attraverso il gioco"

Gabriele Carlotti
Gabriele Carlotti

Da sei anni Gabriele Carlotti allena la Jp Anpis, composta da ragazzi diversamente abili: "Ogni allenatore dovrebbe fare un'esperienza così"



PONTEDERA — Il gioco del basket come terapia. E’ la sfida lanciata e vinta sei anni fa dalla Juve Pallacanestro e dal coach Gabriele Carlotti. Nel 2008 la società pontederese contattò la Asl 5 per creare una squadra di basket composta da ragazzi diversamente abili. L’azienda sanitaria accettò e non pose veti all’esperimento di affidare la guida dei ragazzi a un coach preparato dal punto di vista cestistico ma del tutto all’oscuro per quanto riguarda la psichiatria.

Noi di Qui News Valdera abbiamo intervistato Gabriele Carlotti per saperne di più su questa esperienza della Juve Pallacanestro Anpis (Associazione nazionale polisportive inclusione sociale).

Quanti ragazzi si allenano e giocano con Jp Anpis?

"Il gruppo è composto da circa 12 ragazzi. Alcuni hanno iniziato sei anni fa mentre altri si sono aggiunti in seguito, ma questo numero ci permette di mantenere sempre un buon livello di allenamento".

Sei sempre stato tu l'allenatore del gruppo, ma come nacque la possibilità di allenare questi ragazzi?

"Ho sempre cercato qualcosa di non convenzionale nel basket. Quando la società nel 2008 mi chiese di farlo presi la palla al balzo, in totale incoscienza probabilmente. Mi sono trovato a mio agio, o meglio, questi ragazzi sanno metterti a tuo agio".

"Il gruppo l’ho sempre gestito in prima persona, con l'aiuto degli educatori della struttura sanitaria locale. È stato un esperimento audace: questo è l'unico gruppo Anpisin Italia allenato da un coach senza alcuna competenza in materia psichiatrica, al fine di esaltare il puro gioco come terapia riabilitativa. E questo esperimento ha avuto successo".

Di quale società è stata l'iniziativa?

"Il gruppo Anpis è nato per iniziativa della Juve Pontedera, che ha scommesso su quest’attività per prima. Il ruolo della Bellaria è ed è stato importante con il gruppo sportivo Bellaria solidarietà, che ha messo a disposizione mezzi e strutture per farci lavorare al meglio. Se devo fare due nomi di persone che sono state fondamentali nella nascita di questo progetto dico Cristian Martini e Piero Becattini".

Cosa ti da questa esperienza? Cosa hai capito in più?

"Questa esperienza mi a fatto crescere come coach, ho imparato a vedere il gioco del basket da un punto di vista inedito, ma essenziale. Credo di essere maturato come uomo, prendendo piano piano consapevolezza di quello che stavo facendo, e crescendo, allenamento dopo allenamento, con loro. Ogni allenatore dovrebbe fare un'esperienza così".

"Ho capito che è importante avere sempre la capacità e la prontezza di relazionarsi con ogni aspetto del mondo esterno. Allenare questi ragazzi fa riflettere su tante cose: molti di loro hanno condotto per anni una vita normale e ora sono a giocare in questo gruppo in seguito ad alcuni fatti negativi della loro vita".

Come ti coordini con l'Asl?

"Gli educatori sono sempre con me. Lavorano in campo con i ragazzi, giocano e imparano a giocare con loro. L'obiettivo è quello di abbattere le diversità attraverso il gioco. In campo non c'è differenza tra i nostri ragazzi e i giocatori. È il bello del nostro gioco".

"Con gli educatori dell'Asl il rapporto è straordinario. Condividiamo sensazioni ed esperienze e questo arricchisce il nostro rapporto e migliora il lavoro in tutte e due le direzioni: terapia riabilitativa e sport. In più il rapporto con il responsabile dell'attività, il dottor Coretti, è ottimo: ha stimato il mio lavoro dall'inizio e sono stato lusingato dei complimenti ricevuti negli ultimi anni per gli obiettivi raggiunti con i miei ragazzi, obiettivi terapeutici si intende".

Qual è il sogno per questa squadra?

"Mi piacerebbe che la nostra attività uscisse dalle mura dei palazzetti, vorrei far conoscere e far capire che si può fare questa attività con tante gratificazioni. Il sogno più grande sarebbe quello di disputare un campionato federale con i miei ragazzi: vorrebbe dire abbattere una grande barriera attraverso il linguaggio della pallacanestro. Intanto quest’anno inizieremo a fare due allenamenti settimanali, uno alla Bellaria e uno al Pala Zoli".


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