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Attualità lunedì 14 marzo 2016 ore 13:15

Alì appende il guantone al chiodo

L'addio al pugilato di Ali

Dopo trent'anni di pugilato il campione di origini senegalesi abbandona il ring. "Continuerò a impegnarmi nel sociale"



PONTEDERA — "Sono arrivato a Pontedera nel lontano 2000, sono ormai 16 anni che vivo qui, vi ho trascorso quasi la metà della mia vita, qui mi sono sposato con mia moglie, una cittadina Italiana, qui sono nati i miei tre figli e ho trovato la mia residenza ideale".

Mouhamed Alì Ndayaie, 37 anni, dice addio al ring e lo fa con parole di affetto verso la città che gli ha fornito i presupposti per una importante carriera nel mondo della boxe.

La scelta di appendere il guantone al chiodo non è stata semplice. Rinunciare al quadrato, a quello spazio di fatica e sudore dal quale ha spiccato il volo per conquistarsi un posto e divenire un simbolo d'integrazione è costato ad Alì, ma le sue condizioni di salute non lasciavano alternativa: "Una scelta obbligata - ha spiegato l'ex campione - dopo l'ultimo intervento chirurgico per il trapianto del cristallino, resosi necessario a seguito dei due distacchi di retina subiti negli incontri sostenuti".

"Oggi si chiude la sua carriera pugilistica - ha dichiarato l'assessore allo sport Matteo Franconi nel corso della conferenza stampa di addio svoltasi a Palazzo Stefanelli, in compagnia di quanti, nel mondo del pugilato, hanno incrociato la strada di Ali. - Ma questo non significa che si chiude anche il suo impegno con la cittadinanza. Resterà anche al fianco dei suoi connazionali".

A confermarlo è lo stesso Alì: "Continuerò a collaborare con l'associazione A.s.Ha Pisa Onlus di Pontedera, che mi ha visto protagonista con la sponsorizzazione di numerose aziende e cooperative nel donare un veicolo adibito al trasporto per giovani portatori di handicap e tre sedie a rotelle al Comune di Pikine, in Africa". Sempre in ambito sociale, Alì ha contribuito, con le istituzioni locali affinché il Comune di Djob ottenesse un'ambulanza

Il percorso del giovane talento nel mondo del pugilato, tuttavia, non è del tutto concluso: "Ho conseguito il patentino di aiuto istruttore rilasciatomi dalla Federazione italiana pugilato e formerò altri giovani che avranno intenzione di percorrere questa strada".

Il presidente della Federazione Alberto Brasca ha ricordato: "Era il 2000 quando in una riunione mi avvicino Fabiano Angiolini e mi disse: c'è un ragazzo fantastico, ma non ha la cittadinanza. Pontedera per me era sinonimo di boxe. Non posso dimenticarmi l'impegno di Alì per l'integrazione e l'amore dimostrato verso la sua terra, oltre alle sue grandi qualità di pugile".

La carriera di Mouhamed Alì Ndayaie parte da lontano, e in tenerà età: aveva solo 8 anni quando il padre, pugile a sua volta, lo iniziò al combattimento. Una volta partito in cerca di fortuna, visse un peridio in Francia, e poi si stabilì a Pontedera, nel quartiere Fuor del Ponte: "E' la storia di un ragazzo come tanti altri - ha commentato il sindaco di Pontedera Simone Millozzi - che lasciano la terra natale per cercare una vita soddisfacente altrove. Il quartiere fuori del ponte ha giocato la sua parte nell'integrazione di Alì: è popolare, generoso e accogliente. Da assessore allo sport ci siamo visti spesso - ha ricordato Millozzi - e ho notato la volontà di raggiungere un obiettivo, la grande determinazione di un giovane che può essere di esempio. Spero ci possa essere l'occasione di raccontare la storia di Ali ai giovani del territorio".

A salutare la fine della carriera del pugile c'era anche il presidente della comunità senegalese Mamadou Diop: "Quando finisce una cosa ne inizia un'altra - ha detto - ora lavoriamo per dare futuro ai nostri figli, questa è anche la loro terra".

Riccardo Minuti ha ripercorso la carriera pugilistica di Ali: "Entrò nella Galilei Mazzinghi, come dilettante. Fu un periodo difficile, c'era il permesso di soggiorno da ottenere. Poi una serie di vittorie, finché fu chiamato ad Assisi con la nazionale italiana e i migliori pugili. La carriera con la maglia azzurra si concluse amaramente, con il distacco della retina dopo uno scontro con un sudamericano, ma non si fermò, passando al professionismo con solo due o tre sconfitte. Smettere a 37 anni, dopo 30 anni di attività, forse è la scelta giusta. A Pontedera Ali ha risvegliato la passione per la boxe dopo un momento di stanca".


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