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Cultura lunedì 18 agosto 2014 ore 15:28

​Da Chianni all'Arno, i mesi della guerra

Le truppe americane guadano l'Arno al Ponte alla Navetta (foto tratta dal libro "1944. Uomini e Fatti della guerra in Valdera", di Fausto Pettinelli)
Le truppe americane guadano l'Arno al Ponte alla Navetta (foto tratta dal libro "1944. Uomini e Fatti della guerra in Valdera" di Fausto Pettinelli)

Era il '44 quando "il fronte" si spostò in Valdera. Mario Mannucci, giornalista e storico pontederese, ricorda l'estate di guerra di 70 anni fa



VALDERA — "Il professor Pesciatini, a lungo insegnante di disegno alla Pacinotti, perse entrambe le gambe saltando su una mina mentre attraversava l'Armo da Calcinaia per avvertire gli americani che i tedeschi si erano ritirati. Mentre Franco Palloni, della famiglia che poi gestì i bagni Oscar-Acquaviva sull'Arno, saltava con gli amichetti sulle mine tedesche lasciate sulla spiagga, di là d'Arno nella infantile convinzione che sarebbero esplose soltanto con un peso sopra il quintale. Gli andò bene ed è vivo e vegeto.

Storie, quasi incredibili, di guerra. La guerra dell'Arno durò quaranta giorni e fece vittime sia militari che civili, ma assai meno di quante ne avevano fatte i bombardamenti americani. Durò, questa battaglia tra le due sponde del fiume, dall'ultima decade di luglio di 70 anni fa a tutto agosto e si concluse con la ritirata tedesca verso nord mentre il 2 settembre del '44 gli americani della V Armata del generale Clark, il conquistatore di Roma, entrarono in una Pontedera deserta di abitanti ma ancora con qualche tedesco. Con i quali ebbero brevi scontri nelle strade a nord del Corso, per poi attraversare il fiume guadandolo nella zona del ponte alla navetta. Per Pontedera finiva la guerra - e i primi sfollati cominciarono a tornare trovando rovine e mine collegate anche alle porte di casa - che per l'Italia a nord dell'Arno sarebbe durata ancora 8 mesi. Fino a tutto aprile del '45. Dopo i bombardamenti inglesi e soprattutto americani che nel gennaio '44 avevano ucciso quasi 150 pontederesi - in totale le vittime civili sarebbero state quasi 200 - rifugiatisi verso l'Era e l'Arno, la guerra di terra, un esercito che avanza e l'altro che si ritira ma non demordeva, arrivò in Valdera da sud. Dalle colline del Montevaso e Chianni, dove i tedeschi tentarono la più forte resistenza all'avanzata alleata, ormai tesa a superare l'Arno, dopo quella, più famosa e più drammatica, di Montecassino.

Erano i primi di luglio e avanzando su 5 linee, agli alleati bastarono 15 giorni per arrivare a Ponsacco - liberata il 17 di quel mese - e dunque alle porte di Pontedera. Dove la guerra quasi si fermò, limitandosi a cannoneggiamenti dalle opposte sponde, con gli americani attestati su una direttrice che da San Gervasio arrivava a Gello, mentre i tedeschi avevano una batteria mobile che spostavano tra Montecalvoli e Montecchio. Fermandosi spesso sulla collina sopra il ponte alla navetta, oggi trasformata in residence, Poggio Niki. Cannoneggiamenti che fecero più vittime civili che militari perché sulle colline di là d'Arno c'erano molti sfollati pontederesi, di Pisa, Livorno e altre città. Si calcola che in questo periodo la Valdera e le colline di là d'Arno fossero abitate, in stanze affollate, fienili e grotte, da circa 200mila persone. Quasi il triplo rispetto agli allora residenti. Furono 40 giorni di attesa che i tedeschi si decidessero ad andarsene e gli americano si decidessero a prendere il loro posto in modo che tutto finisse, ma l'interesse di entrambi gli eserciti erano a quel punto di rallentare le ostilità. I tedeschi stavano infatti preparando la linea Gotica, dalla Versilia all'Adriatico, dove avrebbero fermato l'avanzata nemica per i successivi 8 mesi, mentre gli alleati volevano che i tedeschi restassero ancora in Italia affinché non andassero tutti (come successe per una parte della Wermacht in Italia) a rafforzare le truppe che in Francia cercavano di fermarli dopo lo sbarco in Normandia. Il fronte principale era infatti diventato quello nel cuore dell'Europa, mentre il fronte italiano, cominciato con lo sbarco in Sicilia, era diventato secondario.

Da Montevaso all'Arno conquistato, furono due mesi di guerra con 'mille' episodi. I tedeschi che abbattono i due campanili del duomo, rastrellano uomini per farli lavorare anche sull'Arno alla costruzione di un ponticello su cui passare a pelo d'acqua, proprio dirimpetto al porto fluviale, cercano spie dei partigiani e qualcuna ne fucilano, due soldati sbandati che violentano e poi uccidono una ragazza di Ponsacco. Mentre nella villa Dolfi la proprietaria evita la fucilazione di un tedesco ordinata dal suo comandante perché quel soldato aveva rubato un portafogli trovato in un cassetto della villa. E ancora: a Miemo un ufficiale tedesco suona il violino alla messa di prima comunione dei bambini che aveva assistito nella preparazione alla cerimonia. Nelle guerre succede tutto questo (e ci sono diversi libri a raccontare la guerra in Valdera, cominciando da quello di Fausto Pettinelli, purtoppo esaurito) perché nelle guerre grande è il male e il bene e l'eroismo convivono.

Il 2 agosto, dunque, finisce la guerra anche per la Valdera e Pontedera. L'Arno non divide più i due eserciti. Sulla riva destra, a Pontedera, alla Rotta, e a Calcinaia, restano alcuni piccoli bunker tedeschi ben visibili, mentre il passaggio del fiume è immortalato in tre immagini fotografiche ritrovate negli archivi americani. Una mostra i ruderi del ponte alla navetta costruito nel 1840 e abbattuto dagli americani, un'altra il ponte militare americano e la terza un manipolo di americani del genio che salgono sulla riva nord guadando il fiume. Il guado della navetta era storico e citato in carteggi fin dal medio evo. Lo usarono anche un imperatore del Sacro Romano Impero (Sigismondo IV) diretto a Roma per farsi incoronare dal Papa e forse San Frascesco nel suo viaggio tra Vicopisano e San Miniato. Ora l'Arno non va più in secca d'estate perché lo scolmatore e la diga del Bilancino hanno cambiato gli assetti del fiume, e anche d'estate il battello fluviale Andrea da Pontedera può portare i gitanti sull'Arno, mentre 70 anni fa decine di persone accorsero sull'Arno a raccogliere i pesci uccisi dal bombardamento americano contro il ponte. Storie di guerra".


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