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Politica martedì 13 gennaio 2015 ore 12:10

E se la Valdera diventasse un unico Comune?

Il muro di baj, Pontedera
Il muro di Baj, Pontedera

Eugenio Leone suggerisce l'unione dei tredici Comuni per essere protagonisti a livello regionale. Qualche giorno fa il tweet di Ivan Ferrucci



PONTEDERA — Un Comune unico di centomila abitanti (116 mila facendo un calcolo più vicino alla realtà), meno costi più risparmi e la possibilità di competere con altre grandi realtà della regione. E' la sfida di cui aveva parlato qualche giorno fa Ivan Ferrucci con un tweet e che rilancia Eugenio Leone, capogruppo degli arancioni nel Comune di Pontedera e al fianco della maggioranza Pd: “Per non venire schiacciato dai grandi cambiamenti in corso la sfida che il nostro territorio dovrà porsi nei prossimi anni è quella di arrivare rapidamente al Comune Unico della Valdera. Il Valdera - Comune Unico supererebbe i centomila abitanti e darebbe al territorio una nuova prospettiva che riesca a guardare il prossimo decennio con una visione più ampia. Un percorso innovativo che deve coniugare semplificazione amministrativa, razionalizzazione dei costi e delle procedure e condivisione delle competenze”.

Secondo Leone: “Un ente piccolo stenta a rispondere da solo ad esigenze per scarsità di risorse e scarsità di capacità organizzativa. Come ci insegnano le imprese ogni organizzazione crescendo riduce i costi fissi generando risparmi, le cosiddette economie di scala e può affrontare le nuove sfide con più forza”.

Per questo una fusione dei tredici comuni dell'Unione Valdera darebbe più peso politico: “Un comune grande inevitabilmente avrebbe un peso politico e peso contrattuale maggiore verso le società erogatrici di servizi, accanto a minori costi della politica. Un solo sindaco, una sola giunta e i consiglieri che si ridurranno dai circa 200 a 32. Inoltre la fusione dei comuni libererebbe risorse economiche e ne attrarrebbe altre (dalla Regione per esempio) che potrebbero essere investite sul lavoro e sulla crescita, aiutando le persone ad uscire dalla crisi. In un momento di riassetto degli enti territoriali in cui le province dovranno essere chiuse, rimane sul tappeto il tema della riassegnazione delle competenze. Temi come la scuola, la gestione del territorio dal punto di vista idrogeologico, lo sviluppo economico, l’innovazione tecnologica, le infrastrutture o la pianificazione urbanistica non possono essere gestite localmente da piccoli e piccolissimi comuni. Il Villaggio scolastico di Pontedera, che deve diventare un vero e proprio Campus sull’esempio americano, già serve tutta la Valdera e deve essere ritenuto un valore da tutta l’area; la gestione dei fiumi e delle acque ha delle ripercussioni da un comune all’altro e non può essere gestito localisticamente. In un mondo globalizzato la sfida economica diventa una sfida tra territori, tra lander, che su più larga scala pianificano le zone commerciali, industriali, artigianali adottando, dove servono, politiche di perequazione e specializzazione. La forza della nuova città metropolitana di Firenze, dell’area vasta della costa pisana o dell’area Prato-Pistoia-Valdelsa non può essere contrastata da enti in miniatura. L’Unione della Valdera che dovrebbe essere lo strumento per risolvere alcuni di questi problemi ha dimostrato dei limiti, pur riuscendo a erogare buoni servizi ed essendo operativamente efficiente. È arrivato quindi il momento di cambiare metodo, evitando di continuare a fare le stesse cose e allo stesso modo sperando che tutto migliori magicamente; è arrivato il momento di dare una visione politica unitaria al nostro territorio superando gli interessi di parte, superando i campanili e facendo crescere una identità della Valdera netta che gli dia autorevolezza e riconoscibilità puntando sul coinvolgimento e la partecipazione delle varie comunità magari affiancando al Consiglio e alla Giunta del Comune Unico organi consultivi locali”.


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