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La Grande Guerra è fra noi. Percorriamola insieme

di - lunedì 18 maggio 2015 ore 14:06

Diaz, chi era costui? Riprendendo la celebre frase messa in bocca da Alessandro Manzoni a don Abbondio stavolta imbattutosi non nei terribili 'bravi' di don Rodrigo bensì nel famoso, ma non per lui, filosofo greco Carneade citato nel libro che il poco eroico parroco stava leggendo, chi sa se qualcuno si è recentemente posto lo stesso interrogativo imbattendosi nella targa stradale che indica una della direttrici principali del quartiere Bellaria. 

Ebbene: Armando Diaz è il generale che vincendo la battaglia finale di Vittorio Veneto dette il IV Novembre 1918 la vittoria all'Italia nella Grande Guerra iniziata il XXIV maggio del 1915. E se qualcuno vuol farlo, può ripercorrere tutta o quasi la Grande Guerra camminando o pedalando, per godersi di più l'evento, per le vie e le piazze di Pontedera. La partenza dovrebbe essere proprio dalla via XXIV Maggio che passando accanto al Villaggio collega la Tosco Romagnola alla rotonda ovest del viale Piaggio anche con un recente quanto angusto - ma di spazio non ce n'era altro a disposizione - sottopassaggio ferroviario. Da li si potrebbe raggiungere il Viale IV Novembre e svoltando verso via Diaz (sono tutte strada e senso unico, ma per i camminanti o pedalanti non è un ostacolo) per poi raggiungere (consigliamo l'uso dell'argine d'Era) fuori del ponte e percorrere tutta la lunga via Vittoria Veneto fino all'Arno.

Se invece il nostro viaggiatore nella Grande Guerra vuole un quadro e un tragitto completo - qui non c'è però tutto lo spazio necessario per spiegarglielo  - ha a disposizione, tanto per citarne qualcuna , la piccola via Toti, sempre alla Bellaria e dedicata all'eroe che non sapendo più 'tirare' al nemico austrungarico gli lanciò contro le sue stampelle da grande invalido di guerra, le piazze Trento, dove forse era nata la prima Pontedera medievale, e Trieste, città liberata e piazza ora corredata da statue e panchine. 

Sono un ventina almeno lei strade e piazze cittadine con nome relativi alla prima guerra, mondiale, numero che supera, forse di poco ma il conto esatto non lo abbiamo fatto, quelle intitolate a fatti ed eroi del Risorgimento. Grande Guerra della quale ricorre domenica prossima il primo centenario dell'inizio. "Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il XXIV maggio..."Fu vera gloria? Fu una guerra giusta oppure un' inutile carneficina che fece morire anche 300 pontederesi e molti altri ne ferì e mutilò? 

Da cent'anni questi interrogativi sono aperti anche se ormai con sempre minore interesse e partecipazione popolare perché il tempo copre tutto di polvere (ma sotto quella polvere ci sono i libri a fare la storia, mentre sul ruolo di internet non ci sentiamo all'altezza di fare valutazioni), per cui è ampiamente scusato anche chi non sa chi fosse mai quel Diaz scritto nella targa della strada che tutti i giorni percorre. O dove addirittura abita. Neanche noi ci sentiamo di dire se fu gloria o no, però possiamo rilevare che l'allora giovane e cattolicissimo futuro presidente pontederese della Repubblica, Giovanni Gronchi, partì volontario pur essendo esonerato perché orfano come partì il futuro capo del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti (anche lui esonerato perché miope e anche lui titolare di una strada alla Bellaria, ma in questo caso la guerra non c'entra). Entrambi furono infatti ferventi e concreti interventisti.I fatti e i personaggi storici, ecco una conclusione del discorso, hanno bisogno di tempo per rivelare le loro verità, e più lontano è il fatto rispetto alla valutazione, più è possibile arrivarci, a certe verità. Ma soprattutto i fatti e i personaggi vanno inquadrati nel contesto dei loro tempi, tempi che portarono due personalità così distanti come Gronchi e Togliatti a scegliere la guerra e non la pace.

Mario Mannucci 

Post Scriptum Sulla Grande Guerra in rapporto a Pontedera sta per uscire un libro scritto a più mani. Sarà presentato ai primi di giugno e oltre alle storie personali di soldati riporta l'elenco di tutti i circa 300 deceduti pontederesi sul totale di circa 2000 partiti per la guerra, i 670 proclamati nel 1968 Cavalieri di Vittorio Veneto, la vicenda dei dirigibile caduto, e altro ancora.


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