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Politica martedì 19 novembre 2013 ore 12:12

Marconcini: nessuno usi i soldi pubblici per liquidare i privati

Il presidente di Geofor per il gestore unico pensa ad una struttura a cui partecipino anche i privati



PONTEDERA — Ato costa, il macro ato composto dal 150 comuni associati per la gestione dei rifiuti di cui fanno parte le province di Lucca, Pisa , Massa Carrara e Livorno dovrà decidere entro novembre se riconfermare o meno il percorso che circa tre anni fa avevano deciso di intraprendere per la selezione del gestore unico dei rifiuti delle quattro provincie. Attualmente le aziende che operano nel settore sono circa una ventina e questo ovviamente non semplifica la scelta che rischi di rimanere impantanata e sopratutto in questo scenario si inserisce anche la riflessione sul ruolo che i privati avranno nella gestione dei rifiuti nel macro ato. Proprio partendo da queste considerazioni Paolo Marconcini il presidente di Geofor interviene con una lunga nota che va toccare varie questioni , non ultima quella del ruolo del privato nei nuovi assetti societari che scaturiranno dalle decisioni ato costa dove varie anime si dibattito tra chi punta alla gestione in house ovvero 100% pubblica e chi invece auspica un intervento del privato controllato dalla parte pubblica attraverso Reti Ambiente. Marconcini mette subito in chiaro due punti: i privati nelle società servono, ma allo stesso tempo il denaro pubblico deve essere utilizzato nell'interesse della collettività. “Nessuno pensi di dirottare gli utili accantonati, oltre tre milioni, per investimenti in direzione della liquidazione del privato – esordisce Marconcini - perché questo sì sarebbe un danno alla comunità di ambito. Ad esempio Geofor ha pronto il progetto, svolta la gara, in corso d'opera per l'autorizzazione, reperito il finanziamento per la realizzazione del nuovo impianto anaerobico dell'organico, senza il quale saremmo costretti a portare l'organico, raccolto con la crescente differenziazione dei rifiuti, in giro per la Toscana e per l'Italia con aumento di costi, del C02 e dell'entropia, in barba ad ogni principio di prossimità. Un impianto necessario da anni, che si può portare in dote al nuovo gestore. Se non si facesse, si comincerebbe subito male. Ma al di la di Geofor la riflessione del presidente guarda a tutto il macro ato e dice “I sindaci avevano individuato nel partenariato pubblico privato, in una società mista: 55% pubblica e 45% privata la soluzione. Perciò si è costituita una società totalmente pubblica, Reti Ambiente, in cui dovranno confluire le varie aziende dell'Ato, che poi metterà a gara, appunto, il 45% delle proprie azioni per selezionare il privato con gara di evidenza pubblica. Se l'assemblea dell'Ato – continua Marconcini - Costa non confermerà questo percorso o non ne deciderà un altro che porti alla scelta del gestore, in base alla legge la Regione Toscana subentrerà con un commissario. Un'evenienza che speriamo sia evitata, perché evidenzierebbe l'incapacità delle politiche amministrative del nostro ambito di governare insieme una materia così importante per il territorio e i cittadini”. “Personalmente – spiega il presidente dell'azienda partecipata pisana - ritengo che sia valida la scelta di una società mista in cui il pubblico ha la maggioranza, indirizza e controlla, mentre il privato, con capacità imprenditoriali e competenze tecniche, gestisce. Penso anche che nel terzo millennio, pubblico e privato, con le opportune differenziazioni e distinzioni, possano e debbano lavorare insieme e influenzarsi reciprocamente con il meglio di se”. Poi Marconcini spiega le sue posizioni e dice: “Capisco, anche se non condivido, il ripensamento che diversi Sindaci stanno svolgendo: oggi uno dei temi è il riferimento ai beni comuni per i servizi pubblici locali. L'affidamento in house, il tutto pubblico per intendersi. Credo francamente che se si trattasse di affidare un semplice servizio di raccolta e conferimento potrebbe anche andare, ma dato che si tratta di operare investimenti assai cospicui, per molti milioni di euro, questa soluzione non mi pare la più adatta, stante le magre risorse e le restrizioni dei nostri Comuni. E' preferibile per questo rivolgersi al mercato e mettere in moto processi competitivi, pur in un quadro che tenga conto delle istanze sociali. Non mi sfugge però il tema del carattere pubblico dei beni e dei servizi. I Comuni della provincia di Pisa hanno adottato un sistema interessante che può rappresentare un giusto mezzo tra le diverse visioni e sensibilità: la proprietà delle reti, degli impianti del settore dei rifiuti è in mano ai Comuni in una società interamente pubblica, la gestione degli impianti e del servizio è invece affidata ad una società mista pubblico/privata. Perché questo esempio non diviene un modello che risponde ad una buona politica? Nella società che è la base per la scelta del gestore unico, Reti Ambiente, sarebbe possibile conferire solo il valore della gestione e non la proprietà, che rimane un bene pubblico indisponibile e concesso solo in gestione. I periti scelti dall'ato possono dare un valore alla gestione, che del resto è il vero valore dei nostri impianti, non già la loro consistenza immobiliare: provate a vendere un impianto fermo”. Per Marconcini infatti il ruolo dei privati può diventare strategico: “Ci sono inoltre aziende, come quella da me presieduta, che hanno al proprio interno le quote dei privati. Tali privati andranno certo liquidati per poter permettere ai soci pubblici il conferimento in Reti Ambiente. Ebbene questo mi pare più un problema tecnico che politico, non a caso Kpmg, l'advisor economico-finanziario scelto dall'ato, ha individuato ben 4 soluzioni in tal senso, che andranno valutate sotto un profilo tecnico, di giustezza e di convenienza. Se i Comuni dell'area pisana, ad esempio, hanno i soldi necessari a liquidare privati, benissimo. Se invece avessero difficoltà in questo senso, alcune delle soluzioni prevedono che, come spesso si usa, sia il privato che entra a liquidare il privato che esce, non intaccando il capitale sociale del nuovo gestore, ma riducendosi la quota dei Comuni dell'area Pisana che, d'altra parte, nessuno può obbligare ad un conferimento del 100% della propria azienda se ne detengono solo il 60%. Sono meccanismi, tecnicità che è bene lasciare agli esperti e non alla politica la quale invece detterà come condizioni che ogni soluzione adottata sia chiara, trasparente, condivisa e non vada a detrimento degli altri comuni della comunità di ambito”.


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