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Attualità giovedì 07 dicembre 2017 ore 14:45

La trottola e il robot non va in vacanza

La mostra in corso al Palazzo Pretorio sarà aperta anche il prossimo weekend del ponte della festa dell'Immacolata



PONTEDERA — La mostra La trottola e il robot. Tra Balla, Casorati e Capogrossi, in corso al Palazzo Pretorio, in questo fine settimana festivo sarà aperta con il suo consueto orario 10-20.

Curata da Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e promossa dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, dal Comune di Pontedera e dalla Fondazione Pisa, in collaborazione con l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e con il patrocinio della Regione Toscana e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la mostra, che proseguirà sino al 22 aprile 2018, nasce intorno ad una prestigiosa collezione di giocattoli d’epoca, e presenta al fianco degli antichi balocchi, circa 110 opere di artisti italiani attivi tra il 1860 e il 1980, tutte in qualche modo legate al mondo del gioco e dell’infanzia.

La trottola e il robot mette a confronto due aspetti della creatività legati all’infanzia, quello che si traduce negli oggetti concreti, i giocattoli, creati un tempo dagli artigiani e poi dall’industria, e quello che rappresenta e interpreta il gioco infantile nelle arti figurative e plastiche italiane, dalla fine del XIX secolo alla seconda metà del XX. Due universi separati, che però si rispecchiano gli uni (i giocattoli) nelle altre (le opere d’arte) nelle sale espositive di Palazzo Pretorio, in una mostra raffinatissima pensata per un pubblico adulto di appassionati d’arte, ma perfetta inevitabilmente per tutti i bambini, grazie all’atmosfera fiabesca creata dai giocattoli.

Fra i temi significativi individuati nella sequenza espositiva, la casa coincide con la rappresentazione dello spazio interno, dell’intimità domestica nella quale si svolge la vita quotidiana dell’adulto e il gioco del bambino. Grandi modelli di casa di bambola, differenziati fra il modello alto borghese e quello più dimesso, bambole d’epoca, arredi in miniatura sono posti a confronto con le opere di Zandomeneghi, Balla, Casorati, Cambellotti, Francalancia, Campigli, Viani, Pirandello, Novelli con i giocattoli creati dagli artisti. Il rapporto del bambino con la vita degli adulti, oltreché nel gioco, si configura nei modelli dell’educazione infantile cheper tradizionevi sono associati; gli artisti ritraggono volentieri i momenti di formazione del fanciullo, dall’apprendimento scolastico all’educazione al canto, alla musica, alla lettura. In sala opere di Mancini, Cambellotti, Lloyd, Levi, Capogrossi, Casorati, Mafai, Pirandello. Il gioco all’esterno predispone il bambino a una diversa percezione del mondo con una dilatazione degli orizzonti immaginativi nella quale rientrano la piena percezione di sé e del movimento, il tema del viaggio, dell’esotismo; alle pareti opere di Muzzioli, Corcos, Boccioni, Müller, Erba, Magri, Sartorio, Capogrossi, Gentilini. Il teatro e il circo protraggono lo stupore del gioco fino all’età adulta; le opere di Balla, Cambellotti, Depero, Casorati, Natali, Capogrossi, Levy s’ispirano a questo “doppio” fantastico del mondo che si rinnova sempre e si mettono a confronto con modellini teatrali, giostre per bambini e marionette. Giochi senza età richiama la valenza pedagogica del gioco, la capacità di sviluppare nel fanciullo, e più tardi nell’adulto, le sue doti di apprendimento, le facoltà critiche e tutte quelle attitudini all’organizzazione dell’azione nello spazio e nel tempo; i quadri e le sculture (di Boccioni, Pasquarosa, De Pisis, Raphael, Severini Novelli, Santoro, Novak) hanno per protagonisti i giochi, dal domino alle carte, dagli scacchi ai tarocchi. La sala degli automi, infine,rinvia allo sviluppo, illustrato attraverso i giocattoli presenti nella collezione, del tema dell’automazione, che dai primi ingenui elementi a molla arriva ai più sofisticati congegni moderni. Molti gli artisti che nel corso di un secolo hanno riflettuto sulla possibilità di creare delle copie di sé animate meccanicamente, sull’ambivalenza uomo/manichino, sulla sua trasformazione in robot meccanico: la Metafisica, il Futurismo, più tardi l’irridente Patafisica hanno a diverse riprese rilanciato il tema, con valenze espressioniste, giocose, tragiche o ironiche (in mostra opere di Grassi, Sironi, Pannaggi, Prampolini, Depero, Casorati e Baj). In questa sezione, si stabilisce un significativo collegamento con l’ambito di ricerche nella biorobotica condotte dall’Istituto Sant’Anna di Pisa, centro di eccellenza universitaria italiano e partner della mostra.

La mostra è corredata da un catalogo a cura di Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci, con testi dei curatori, di Cristina Biagi, Giovanna Conti, Paolo Dario, Emma Marconcini, Gianfranco Staccioli e Claudia Terenzi (Bandecchi & Vivaldi).


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