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Attualità lunedì 06 aprile 2020 ore 13:15

Una toscana a New York ai tempi del Coronavirus

Manhattan a metà marzo (foto di Valeria Rossi)
Manhattan a metà marzo (foto di Valeria Rossi)

Valeria Rossi, pontederese: "A New York si è parlato d'Italia come non mai. Qui niente autocertificazioni. Trump ha sottovalutato la situazione"



NEW YORK (USA) — Il Coronavirus si è diffuso nel mondo partendo dalla Cina, espandendosi in Italia e poi nel resto del mondo. A oggi, lunedì 6 aprile, gli Stati Uniti sono la nazione con più contagiati accertati, ben oltre 300mila. 

A livello di persone decedute e positive al Coronavirus in Italia se ne contano al momento più di 15mila, seguono Spagna e Usa.

"Non ho mai sentito parlare così tanto dell'Italia come da due mesi a ora. Tutti i quotidiani e le Tv hanno parlato tantissimo della situazione in Italia, descrivendola bene. Tutti sanno che il Nord è stato colpito molto più del Sud, si sa che le misure di quarantena sono più severe in Italia che qui negli States. Della Cina ne parlano meno anche perché hanno meno dati a disposizione, sopratutto in merito al numero dei contagiati e il numero dei decessi".

A parlare è Valeria Rossi, 37 anni di Pontedera. Vive a New York dal 2004, prima a intervalli di qualche mese poi stabilmente dal 2012. Valeria vive con il proprio compagno, conosciuto in America. Ha raccontato a QUInews Valdera come ha vissuto questi mesi di emergenza Coronavirus, prima seguendo quello che avveniva in Cina, poi in Italia e infine in prima persona, visto che New York è al momento uno degli stati più colpiti dal virus in Usa.

Valeria Rossi, 37 anni

Valeria Rossi, 37 anni

"Ero preparata all'arrivo del virus, nel senso che ero al corrente della situazione in Italia leggendo i quotidiani italiani e parlando con la mia famiglia. Quando in Italia hanno iniziato a interrompere eventi, chiudere attività e mettere tutti in quarantena ho capito che la situazione sarebbe diventata seria ovunque".

Valeria ha letto bene la situazione che andava a delinearsi a New York: "La prima persona positiva al virus lavorava a Manhattan. Sapevo che qui il contagio sarebbe stato colossale. Si parla di una città che ha una metropolitana con più di 30 linee e con milioni di abitanti. Con quanta gente sarà stata in contatto questa persona prima che iniziasse ad avvertire i sintomi? Tantissima". 

New York rappresenta per gli Usa, al momento, quello che la Lombardia e le zone di Bergamo e Brescia rappresentano per l'Italia: "Si, al momento (Valeria ha risposto alle nostre domande sabato 4 aprile) si parla di circa 100mila casi positivi nello stato di New York. Circa 57mila di questi casi, ovvero più della metà, sono proprio a New York City. Le zone più colpite sono i quartieri più poveri".

Vista dalla casa di Valeria Rossi nel Queens

Vista dalla casa di Valeria Rossi nel Queens

"Io sono a casa dal 23 marzo, i titolari del ristorante dove lavoro avevano inizialmente deciso di restare aperti per asporto e consegne, ma dopo la dichiarazione dello stato di emergenza hanno scelto di chiudere. Io sto a casa ed esco solo per fare la spesa. Considerate che qui la situazione è diversa dall'Italia. Non esistono autocertificazioni né controlli da parte della polizia se esci, a meno che ci siano gruppi di persone insieme. Io resto a casa, ma se volessi andare a fare una passeggiata al mare o prendere la metro per andare a Manhattan non me lo vieterebbe nessuno. Questa è la situazione nel Queens e a Long Island. In linea generale comunque la gente sta a casa, in questi giorni mi sento spesso con i miei colleghi/amici. Facciamo le pulizie, cuciniamo, ci vediamo con le videochiamate, ci tiene compagnia Netflix. Insomma facciamo più o meno quello che fate in Italia".

Scaffali vuoti

Scaffali vuoti

In Italia, a Pontedera, Valeria si è diplomata al liceo linguistico. Poi ha conseguito una laurea breve in Turismo in un college del Queens: "All'inizio facevo le pulizie di appartamenti in affitto su Airbnb a Brooklyn e la cameriera a Manhattan. Adesso sono manager di un ristorante a Long Island e vivo nel Queens, in una zona di mare al confine con Long Island. L'ultima volta che sono stata in Italia è stata 7 anni e mezzo fa. Non so sinceramente quando tornerò, qui a cose normali si sta bene e il lavoro non manca".

Supermercato

Supermercato

Mentre in Italia le restrizioni sono in vigore da più di un mese, prima al nord e poi nel resto del Paese, negli Stati Uniti la gravità della situazione è stata avvertita qualche settimana dopo. Mentre qui attendiamo il calo dei contagi negli States "siamo ancora nel pieno della tempesta. E' ancora presto per avere una stima di quando questa situazione rallenterà. Sembra che il picco si raggiungerà verso la metà o la fine di aprile e per ora la quarantena durerà fino al 30 aprile".

Prendere al massimo due confezioni

Prendere al massimo due confezioni
 

Trump ha detto che sarebbe accettabile un bilancio di circa 100 o 200mila morti. Fino a pochi giorni fa però ha minimizzato il Coronavirus: "I toni iniziali di Trump erano sicuramente diversi da quelli di questi giorni. Agli inizi di marzo sosteneva che la situazione fosse sotto controllo per essere poi contraddetto durante alcune conferenze stampa dall'immunologo ed esperto di malattie infettive Anthony Fauci. Per esempio Trump ha detto recentemente che presto verrà trovato un vaccino contro il Coronavirus, mentre secondo Fauci si parla di almeno un anno". 

Manhattan a metà marzo

Manhattan a metà marzo

Il sindaco e lo stato di NY hanno la stessa linea di Trump? "No, sia il sindaco De Blasio che il governatore di New York Cuomo sono democratici mentre Trump è repubblicano. In merito al Coronavirus, Trump è stato criticato da entrambi per aver sottovalutato la necessità e l'urgenza di avere altri ventilatori polmonari".

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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