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Attualità mercoledì 04 maggio 2016 ore 16:00

Pettinari, gioie e dolori di un olimpionico

Leonardo Pettinari

In un'intervista alla Federazione Italiana Canottaggio, l'allenatore di riferimento della Canottieri Pontedera racconta la sua carriera sportiva



PONTEDERA — Campione olimpico, grande atleta, consigliere federale, presidente di società, allenatore di riferimento della Canottieri Pontedera. Leonardo Pettinari, argento più altre due partecipazioni ai Giochi e sette volte campione del mondo, ha fatto molta strada ma non scorda la sua prima medaglia, quella vinta a Sydney 2000 insieme a Elia Luini.

In un'intervista rilasciata alla Federazione Italiana Canottaggio, l'allenatore della Canottieri Pontedera racconta l'emozione olimpica e non solo.

Di quel momento ricorda: "Alla fine della gara con il cuore in gola ho esultato non pensando al respiro ed al debito di ossigeno che pervadeva il mio corpo, quando me ne sono reso conto ho dovuto cercare le ultime stille di energia per non svenire…poi i miei pensieri sono andati a tutte le persone più vicine che mi hanno aiutato ad arrivare a quel traguardo, dalla mia famiglia a mia moglie, che era in tribuna a tifarmi, al mio allenatore Sergio Marrucci, che mi ha cresciuto come e più di un figlio, fino a Michelangelo Crispi, che mi ha insegnato a far viaggiare il doppio facendo tre anni insieme bellissimi, e a tutti i miei amici, e questa dopo l’euforia del momento è stata la gioia più grande perché sapevo di aver fatto veramente una grande cosa grazie a tutte queste persone".

E proprio di Sergio Marrucci, storico dirigente scomparso circa un anno fa dopo aver lottato contro una brutta malattia, Pettinari ha raccolto il testimone alla Canottieri Pontedera: "Sergio per me era come un padre, un maestro di vita con cui ho litigato anche pesantemente, contrapponendomi alle sue idee ma capendo alla fine che aveva sempre ragione lui. Oltre a diventare un campione, Sergio mi ha insegnato prima ad essere un uomo, perché mi ha sempre detto che un campione per essere tale deve essere prima un uomo, e solo adesso ho capito veramente cosa mi voleva dire. Lo capisco ora che sono al suo posto e davanti a me trovo tanti ragazzi che mi guardano, mi scrutano e mi ascoltano come io ascoltavo lui".

Gioie e non solo. Dopo il successo di Sydney e tre titoli mondiali, per Pettinari c'è stata anche Atene 2004 dove il giorno prima delle batterie, si fratturò una costola dalla contrazione di un muscolo. "Come deve essere considerata? Beh, sfortuna nera direi - commenta Pettinari - comunque la vita è bella anche per questo, e a distanza di anni ricordo ancora quei brutti momenti come una grande lezione di vita, e quindi pur non avendo al collo quella tanto agognata medaglia d’oro olimpica mi ritengo fortunato ad aver vissuto quella pur sempre bellissima esperienza".


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