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Attualità venerdì 22 luglio 2016 ore 16:12

"Salviamo l'Unione della Valdera"

Appello dei sindaci fondatori dell'Unione che invitano a mettere da parte visioni municipalistiche e a guardare ai progetti condivisi



PONTEDERA — "L'Unione della Valdera è come un albero per impiantare e far crescere il quale ci sono voluti tanto tempo, tanti tentativi e tanta fatica. Un albero si può sfrondare, si può potare, ma l'albero è quello, quella la dimensione. Può divenire forte, offrire ombra e dare frutti a tutti noi. A indebolirlo si fa presto, ad abbatterlo ci vuole un attimo. Proponiamo a tutti i Comuni della Valdera, nessuno escluso, una riflessione: ci si sieda di nuovo intorno ad un tavolo, si torni a parlare di strategie, di speranze. Non entro la crisi, ma oltre essa. La buona politica aiuti. Non ci siano deboli o forti, non prevalga il campanile di nessuno, ma la pari dignità di tutti. È convenienza dell'insieme dei Comuni della Valdera salvare, consolidare e sviluppare il lascito dell'Unione. Questo sforzo è dovuto, non solo e non tanto a noi, ma a tutti i cittadini della Valdera".

E' questo l'appello lanciato dai Sindaci fondatori dell'Unione della Valdera Francesco Biasci, Casciana Terme, Alberto Falchi, Palaia, Alessandro Guerrini, Terricciola, Paolo Marconcini, Pontedera, Ivan Mencacci, Lari, Marta Perini, Calcinaia, Roberto Serafini, Buti, Fabio Tedeschi, Lajatico, David Turini, Santa Maria a Monte, in una giornata nella quale si sono innescate polemiche a non finire dopo le parole del vicesegretario regionale del Pd Antonio Mazzeo e le prese di posizione del sindaco di Ponsacco e di altri esponenti politici ( vedi articoli collegati e correlati ) 

"L'Unione della Valdera nacque dopo un processo di gestazione lungo, ereditando tradizioni, insuccessi e disegnando nuove prospettive - ricordano i nove sindaci fondatori - Nei programmi delle elezioni comunali delle diverse Amministrazioni Comunali della Valdera inserivamo un preambolo comune che raccoglieva e richiamava questa aspirazione unitaria. Il primo spunto fu dato dai Comuni dell'Alta Valdera che iniziarono a mettere insieme esperienze e servizi. Altri Comuni della Valdera invece costituirono un consorzio per attuare congiuntamente un'azione di marketing territoriale: aree industriali e infrastrutture".

Da questi due nuclei sorse l'esigenza di un confronto in un contesto aggregato: era condivisa da tutti la visione e la concezione della Valdera unita, come un grande centro di oltre centomila abitanti, amministrato in maniera unitaria e correlata. Sapevamo che insieme saremmo stati più forti nel processo della creazione delle aree vaste e delle città metropolitane che già s'intravedeva e, per contro, più deboli se fossimo rimasti divisi e frammentati, confinati entro le nostre mura e le nostre rivalità strapaesane. La crisi economica cominciava a far sentire e presagire i suoi devastanti effetti, con il contesto europeo fu introdotto il patto di stabilità e s'intuiva la necessità di razionalizzare la spesa pubblica. Il modo migliore per farlo era quello di unire i Comuni, risparmiando senza rinunciare ai servizi, messi a fattor comune. Anticipammo norme che in questa direzione sarebbero divenute sempre più stringenti. Potevamo rispettare le identità e le storie dei singoli Comuni, ma ridurre in prospettiva le spese della burocrazia" 

"Fu elaborato uno Statuto comune, furono individuate "geometrie variabili" che in fase iniziale garantissero alle due zone della Valdera reciproco rispetto e partimmo - ricordano ancora i sindaci fondatori - Sopratutto i più giovani amministratori dettero il via alla prima Unione dei Comuni della Toscana. I Sindaci erano la Giunta e il Consiglio dell'Unione era costituito dai Consiglieri Comunali eletti, così fu assicurata partecipazione a tutti i territori e furono eliminati costi aggiuntivi della politica. Fu garantita la rappresentanza delle opposizioni. L'Unione non nacque Pontederocentrica, ma con Presidente a rotazione.

Noi abbiamo fatto questo ne siamo stati i fondatori. È molto probabile che si siano commessi errori nell'impostazione. Ma la strategia ci sembrava e ci sembra ancora giusta e non si capisce quale altra direzione strategica possa concepirsi più forte e più unitaria. L'Unione non esclude infatti la possibilità, successivamente individuata, di operare fusioni dei Comuni, mantenendo l'unità d'insieme della Valdera. Non sta a noi giudicare se e quali errori siano stati fatti successivamente al nostro mandato. Possiamo pensare che tempi di crisi, incomprensioni possano aver acuito visioni municipalistiche di più grandi o piccoli Comuni, ma non è nostra intenzione sindacare in tal senso".


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