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Lavoro mercoledì 25 gennaio 2017 ore 17:00

"Non esiste un piano di rilancio, dobbiamo agire"

Simone Selmi e Giovanni Ceraolo, Usb

Situazione Piaggio e indotto dopo il vertice dei sindacati con il presidente Colannino. Usb è chiara: "Non attenderemo passivamente"



PONTEDERA — Si è tenuto ieri l’incontro tra le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale capeggiata dal presidente Roberto Colaninno sul tema delle prospettive occupazionali e produttive degli stabilimenti italiani del gruppo Piaggio. All'incontro hanno partecipato Benedetto Benedetti e Gianluca Ficco di Uilm, Garzotto Iuliano della Fim, Massimo Braccini della Fiom, Giovanni Ceraolo e Sergio Bellavita di Usb.

Sempre ieri Fim, Fiom e Uilm hanno dichiarato "l'intenzione di chiedere a Piaggio di proseguire il confronto e adottare una strategia di più largo respiro, al fine di rilanciare i prodotti e la saturazione degli impianti degli stabilimenti italiani. E' evidente che gli ammortizzatori sociali non possono proseguire nel corso del tempo e quindi è necessario adottare anche una strategia sindacale unitaria al fine di contribuire ad accompagnare la ripresa produttiva e garantire i livelli occupazionali negli anni futuri".

Meno conciliante e più diretta invece la posizione di Usb: "Il futuro degli stabilimenti italiani appare segnato dalla progressiva e inarrestabile riduzione delle produzioni e del personale. Il progetto di robotizzazione delle linee insieme al crescente ricorso a componentistica proveniente dal sud est asiatico conferma le nostre preoccupazioni sulla progressiva dismissione di Piaggio della sua presenza sul territorio".

L'obiettivo del sindacato è semplice: "Aprire una vertenza generale. Le lavoratrici e i lavoratori Piaggio ed in particolare quelli dell’indotto, sono destinati, se non si costringe l’azienda a rivedere i suoi piani, a pagare un prezzo altissimo. Il ricorso agli ammortizzatori sociali ha un limite oltre il quale dovremmo misurarci tutti con una ristrutturazione del gruppo".

"Bisogna agire. Noi - hanno chiarito gli esponenti di Usb - non attenderemo passivamente che si arrivi a quell’appuntamento per poi essere costretti a prendere atto della situazione. Crediamo necessario far partire una vertenza generale dei lavoratori Piaggio, dell’indotto che coinvolga l’intero territorio. Le produzioni vanno riportate negli stabilimenti italiani. È inaccettabile che Piaggio non ritenga un suo problema le conseguenze occupazionali delle sue scelte sull’indotto, come testimonia il caso delle Officine Ristori".

Colaninno durante l'incontro di ieri ha illustrato le scelte e le strategie aziendali nel perdurare della pesante crisi del settore delle due ruote, che ha ridotto del 30 per cento le vendite in Europa e Italia, cioè i mercati principali per Piaggio. Mercati che al momento non consegnano nessun significativo elemento di ripresa delle vendite nel settore. 

"Il tema della sfida con le altre grandi case - hanno spiegato da Usb - in particolare le nipponiche, risente, a giudizio di Colaninno, di non buona competitività dei prezzi dei prodotti Piaggio e della mancanza di limitazioni alle importazioni dall’estero. Da questo punto di vista, considerata la situazione globale che spinge verso la deglobalizzazione, dagli orientamenti di Trump alla Brexit, ha auspicato che l’unione europea introduca dazi ai prodotti extra Ue in risposta al crescente ricorso di diversi paesi a politiche nazionali di limitazione delle importazioni nel mercato delle due ruote e non solo".

Più robot nelle officine al posto degli operai: "Colaninno - hanno ripreso - ha successivamente dichiarato la volontà di investire in una progressiva automazione degli stabilimenti nei prossimi anni, in particolare di Pontedera, a partire dal magazzino ricambi sino alle linee di produzione, in linea con il progetto Fabbrica 4.0. A tal scopo Piaggio ha costituito una società ad hoc per il progetto di robotizzazione dei processi produttivi. Automazione che porterà ad una ulteriore riduzione drastica del numero di addetti sulle linee produttive". 

Per quanto riguarda le nuove produzioni "l’azienda ha dichiarato che, terminata la fase di passaggio di adeguamento dei motori dalla normativa euro 3 a quella euro 4, si libereranno risorse importanti per lo sviluppo di nuovi modelli. Per il momento a Pontedera è prevista solo la produzione della Vespa Gt. Infine Colaninno ha assicurato che qualora ci fosse una ripresa del mercato la stessa interesserà gli stabilimenti italiani".

"Appare francamente surreale - hanno concluso amaramente da Usb - che la proprietà Piaggio affidi le sue speranze sulla ripresa delle vendite nel mercato delle due ruote alla rottura del mercato comune ed al ritorno a dazi commerciali, soprattutto dopo che per decenni ci hanno raccontato la favola del libero mercato. Non esiste, drammaticamente, un piano industriale all’altezza della sfida globale in questo settore. La conseguenza è che Piaggio, se nulla cambia, è destinata a galleggiare in una nicchia sempre più angusta nel settore. Non si tratta di interpretare. Siamo davanti a dichiarazioni esplicite dell’azienda sulle prospettive produttive e occupazionali".


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