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Tiroide, a Pisa si sperimenta una tecnica alternativa alla chirurgia

All'unità operativa di radiodiagnostica, per curare la patologia nodulare, da oltre un anno viene utilizzata la termoablazione a radiofrequenza PROVINCIA DI PISA – Si chiama termoablazione a radiofrequenza ed è una procedura che a Pisa, presso l'unità operativa di radiodiagnostica universitaria, si sperimenta con successo da circa un anno e mezzo per il trattamento di patologie nodulari della tiroide. Fino ad ora la termoablazione, tecnica molto diffusa in campo oncologico e nella radiologia interventistica, era stata utilizzata solo per curare alcuni tipi di neoplasie di organi interni, specie del fegato ma non aveva ancora trovato adeguata applicazione a livello di tessuti superficiali come la tiroide. La tecnica consiste nell’introdurre all’interno delle lesioni, sotto guida ecografica, aghi dedicati che trasmettono onde a radiofrequenza che a contatto con i tessuti sviluppano calore, con risultati terapeutici soddisfacenti nella riduzione volumetrica della lesione. “Solo un ristretto numero di pazienti è candidabile a questo tipo di procedura – ha spiegato il dottor Salvatore Mazzeo, radiologo referente per questo tipo di tecnica – dal momento che la chirurgia resta sempre la prima scelta terapeutica. Esistono però alcuni casi di neoplasie tiroidee, sia benigne che maligne, in cui la termoablazione può essere una valida alternativa”. Nelle lesioni maligne i pazienti candidati a tale terapia sono soprattutto quelli che risultano inoperabili o non trattabili con altre strategie terapeutiche. Mentre per le patologie benigne la termoablazione è riservata in primo luogo a quei pazienti con gozzo nodulare o deviazione della trachea. Ad oggi sono già 20 i casi trattati con questa tecnica innovativa, tutti inseriti in un percorso di controllo a distanza che sta dando risultati soddisfacenti. La tecnica, importata dai Paesi asiatici, viene praticata a Pisa e in pochi altri centri in Italia.