Attualità

"Accoglienza diffusa, un modello che funziona"

Per la Giornata Mondiale del Rifugiato, l'assessore Mannucci fa il punto: "Sul territorio ospitiamo senza problemi 12 persone"

Un'accoglienza fatta a piccoli gruppi ben distribuiti sul territorio, per dare un supporto concreto a chi è costretto a scappare per guerre e persecuzioni dal suo Paese d'origine, ma al tempo stesso senza creare tensioni nel luogo che ospita.

Questo il modello di accoglienza diffusa che da anni viene praticato in Valdera e che, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato di sabato 20 giugno, l'assessore Giuseppe Mannucci ha voluto ricordare descrivendo la situazione nel suo comune: “Ad oggi – ha detto Mannucci - a Calcinaia e Fornacette ospitiamo 12 richiedenti asilo provenienti da Paesi africani dilaniati da guerre e dove i diritti umani non sono rispettati. Abbiamo adottato il modello di accoglienza diffusa, vale a dire piccoli gruppi di persone, e non grandi assembramenti, dislocati sul territorio. Si tratta di una modalità che il territorio della Valdera utilizza con successo da anni, poi sposata dall’intera Toscana. Questo sistema permette infatti di seguire in maniera adeguata e attenta i soggetti accolti, anche attraverso l’attività e l’esperienza di operatori e realtà del terzo settore. In linea con quanto afferma la Convenzione di Dublino, offriamo alle persone in fuga da conflitti e violazioni dei diritti una possibilità di salvezza e di un nuovo inizio. Viene data loro l’opportunità di integrarsi, di formarsi (sia per quanto riguarda la lingua italiana, che per quanto concerne le capacità professionali), e di “ricambiare” l’accoglienza ricevuta con impegni nell’ambito del sociale. D’altro canto, questo paradigma consente di non creare allarme sociale e disagi per la popolazione residente”.

Le strutture in cui si fa “accoglienza diffusa” sul territorio sono due e si trovano rispettivamente a Calcinaia e a Fornacette. Nella prima sono ospitati sei ragazzi salvati dal Mar Mediterraneo grazie al progetto Frontex. Di loro si occupa la Cooperativa Arnera. Si tratta di giovani richiedenti asilo che hanno dai 20 ai 30 anni, provenienti da Etiopia, Nigeria, Ghana e Guinea - Bissau. La seconda ospita invece sei giovani provenienti dal Mali: alcuni di loro hanno già ottenuto la protezione umanitaria, altri sono ancora richiedenti. La loro accoglienza è stata resa possibile dal progetto nazionale Sprar - Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (la maggior parte delle risorse provengono infatti dallo Stato), al quale, per il triennio 2014-2016, aderiscono tutti i Comuni dell’Unione Valdera. In questo caso, l’ente gestore è Arci Toscana.

“Ci occupiamo non solo dell’accoglienza materiale dei ragazzi – spiega Leonardo Menciassi, responsabile per Arci Toscana -, ma anche della loro tutela legale, dei corsi di lingua italiana e della formazione. Il progetto Sprar prevede infatti un’accoglienza temporanea e ben lontana dal concetto di assistenzialismo. L’intento è infatti quello di favorire l’inserimento socio economico dei soggetti accolti, per una loro futura autonomia. Cerchiamo di dare ai ragazzi gli strumenti necessari per poter essere in grado quanto prima di gestirsi da soli sul territorio in cui sono arrivati per fuggire da guerre e persecuzioni, per poter così costruire una nuova vita”.