Cultura

Un portfolio per il Giorno della memoria

"Soluzione finale" si chiama così il portfolio del fotografo Simone Sonetti. Poche immagini che raccontano un pezzo di storia vergognosa

Domani sarà celebrato ovunque il “giorno della memoria”, una ricorrenza internazionale per ricordare le vittime dell'olocausto quindi della shoa, così come deciso in data 1 novembre 2005 dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Saranno tante le corone di alloro e i cerimoniali, ma vale la pena onorare questa triste ricorrenza anche con un portfolio di un fotografo Cascianese, Simone Sonetti.

Bravo sempre Simone, ma lo è ancora di più quando si cimenta in scatti di particolare spessore, quando usa il bianco e nero, quando, come stabilisce la regola artistica, non è importante quello che l’immagine ti mostra quanto i sentimenti e le reazioni che scatena guardandola.

Ed è proprio questo che trasmette il portfolio “Soluzione finale”, una raccolta di scatti realizzati da Simone durante viaggi ai campi Dachau, Auschwitz e alla fabbrica di Oscar Schindler museo di Cracovia, negli anni 2016 e 2017.

Con tanto smarrimento e tanta incredulità assistiamo ad uno spaccato di un periodo vergognoso della storia dell’umanità: quel cappello di un ufficiale tedesco, quel timbro, quei due simboli contrapposti, i binari ed un carro, la recinzioni di filo spinato elettrico, le baracche, i lavatoi e i dormitori, sette barattoli vuoti del gas usato per lo sterminio e la camera a gas di Dachau,

E nella foto finale, il vuoto in una stanza, a significare che niente è rimasto di quella povera gente.

Poche immagini che valgono un racconto di anni di sofferenze e atrocità.

A “Soluzione finale” sono state riconosciute due menzioni d'onore al circuito internazionale Gran Tour delle colline a Figline Val D'Arno.

Simone ha voluto anche raccontare qualcosa di quei viaggi che non lo hanno esonerato da riflessioni e angosce:

“Il viaggio più toccante è stato quello di Dachau  - racconta Simone - . Era una domenica di gennaio del 2009 e c'era neve e ghiaccio , il campo era deserto , non c'era nessuno. Stavo fotografando ed ero nei miei pensieri, quando entrando in una delle baracche trovai una ragazza che piangeva . Mi bloccai, uscii fuori da quella stanzona, mi misi seduto e non riuscii più a fotografare per un bel po’. Poi piano piano ripresi il mio lavoro, ma nell'aria avvertivo ancora presenti quel senso di dolore e di morte, come se non fossero mai passati tutti questi anni”.