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Fantasmi contro il Ttip, ma cos'è il Ttip?

Maurizio Ribechini, uno dei fondatori del comitato locale, spiega nel suo blog quali danni porterebbe l'accordo Usa-Ue sul mercato

Vi sarà capitato se siete passati stamani per Pontedera di notare fantasmi a spasso per il centro. Come in altre località italiane, sono i comitati contro il trattato economico transatlantico tra Usa e Europa, Ttip.

Uno dei fondatori del comitato pontederese Stop Ttip, Maurizio Ribechini (ex Consigliere comunale a Calcinaia) ha spiegato, dalle pagine del suo blog, perché sono nati questi comitati e perché opporsi a questo trattato.

I rischi, secondo Ribechini, riguardano soprattutto la qualità della vita e i diritti dei lavoratori: “Il Ttip – scrive - è un trattato di liberalizzazione commerciale fatto con l’obiettivo di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti rendendo il commercio fra essi più semplice. Apparentemente può sembrare quasi un elemento positivo, ma così non è: si creerebbe infatti un mercato privilegiato fra Europa e Usa le cui regole non verranno più determinate dai nostri Governi eletti “democraticamente”, ma saranno decise invece da organismi tecnici sovranazionali che risponderanno prevalentemente alle esigenze delle grandi multinazionali. Il rischio economico è poi anche quello di ritrovarci invasi da prodotti Usa a prezzi stracciati che porterebbero danni all'economia e all'occupazione, molto più ingenti dei presunti guadagni. Così come la possibilità che per uniformarsi agli standard economici previsti dal trattato, le aziende prendano la palla al balzo per ridurre ulteriormente diritti e stipendi di chi lavora”.

A rimetterci sarebbero le piccole aziende, a favore delle multinazionali: “In poche parole saranno stabiliti degli standard da rispettare che ad esempio penalizzerebbero le piccole aziende, magari specializzate in prodotti tipici e di qualità, le quali non avrebbero la possibilità economica di uniformarsi alle regole decide a tavolino dalle grandi lobby. Al contrario saranno ovviamente tutelate e favorite le multinazionali, che avranno anche degli organismi tecnici pronte a difenderle: un meccanismo di protezione degli investimenti (Investor-State Dispute Settlement – Isds) consentirebbe alle imprese europee o Usa di citare in giudizio i governi qualora introducessero normative, anche positive per i propri cittadini, che però ledono i loro interessi. In pratica le grandi aziende citerebbero gli Stati in tribunale, ma queste cause non sarebbero giudicate dalla giustizia ordinaria (cosa già possibile oggi), ma invece da un insieme di giuristi che giudicherebbero solo sulla base del trattato stesso se uno Stato, magari introducendo una regola a salvaguardia del clima o della salute, sta creando un danno a un’impresa. Se venisse trovato colpevole, quello stato, regione o comune, potrebbe essere costretto a ritirare il provvedimento o a indennizzare l’impresa, con costi elevatissimi per la comunità”.

L'obiettivo dei comitati Stop Ttip è quello di fare pressioni all'Unione Europea affinché non ratifichi l'accordo: “Spetta all'Unione Europea – prosegue - in quanto una delle due parti, stipulare il Ttip in maniera definitiva. Come sappiamo l'Ue è formata da 27 stati, i cui cittadini pian piano si stanno informando sul contenuto di questo trattato e stanno formando (anche assieme al alcune istituzioni locali) una massa critica per fare pressione sui rispettivi governi affinché si oppongano a questo accordo. Prima che sia troppo tardi”.