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Incubatore d'impresa, il M5S vuol vederci chiaro

"Alla nostra ammininistrazione chiediamo ancora una volta trasparenza e condivisione", si sottolinea in una nota dopo il no in consiglio comunale

Ponsacco, polo del gusto e vetrina di qualità: ma il Movimento 5 Stelle critica l’amministrazione e vota no in consiglio comunale. Ma è un no condizionato. Vediamo perché e cerchiamo di capire.

“In questi giorni siamo stati chiamati a esprimerci in merito alla sottoscrizione, tra Comune e Polo Tecnologico di Navacchio, di un accordo-quadro del quale non c’è stata fornita neanche la cornice – lamenta il MS5 –. In realtà l’unica certezza è che Ponsacco è stato ritenuto idoneo a diventare un incubatore diffuso d’impresa quindi a ospitare nuove attività gestite da giovani imprenditori”

“Ma il Polo Tecnologico di Navacchio che ruolo dovrebbe avere? si chiede il Movimento. Che continua. “A quanto pare l’ente dovrebbe gestire, selezionare e organizzare le eventuali richieste di insediamento nei locali per i quali l’amministrazione ha ricevuto piena disponibilità da parte dei proprietari per un periodo minimo di 5 anni: a quali patti? Nessuno ci ha risposto. Questo è il motivo per cui siamo stati costretti a rispondere di no. Perché non sarebbe onesto votare un accordo a scatola chiusa”.

E giù con una serie di interrogativi.

“Quali garanzie abbiamo che nascano nuove imprese e che i locali vincolati al progetto Start Up house non rimangano inutilizzati e non disponibili per l’insediamento di attività indipendenti per un periodo di 5 anni? Quali canali di finanziamento prevede di utilizzare l’amministrazione per fornire i servizi previsti dall’accordo? Quanto pesa, in termini economici, la collaborazione con il Polo Tecnologico? In che modo si pensa di incentivare le nuove imprese affinché rimangano anche dopo la scadenza del contratto?”

“Il nostro no – si conclude – non è opposizione indiscriminata al progetto in se stesso, sarebbe pura follia esprimersi in maniera contraria a una parte essenziale del nostro programma elettorale, ma è un no all’avallo di un contratto di cui non conosciamo le clausole. Perciò chiediamo ancora una volta alla nostra amministrazione trasparenza e condivisione. Nel momento in cui saremo in grado di valutare i reali effetti positivi di tale accordo, saremo pronti ad appoggiare pienamente la Start Up House, perché preferiamo vedere il nostro centro storico con le serrande aperte piuttosto che dipinte”.