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Cuccioli di capriolo, "C'è il rischio di comportamenti scorretti"

Il responsabile della struttura Lipu Cruma di Livorno sul caso del recupero di due piccoli a Palaia: "Prima di intervenire valutare attentamente"

Il recupero di due cuccioli di capriolo avvenuto in un bosco del territorio palaiese non convince affatto Nicola Maggi, responsabile della struttura Lipu Cruma di Livorno, che ha invitato invece a lasciare nel loro habitat gli animali selvatici.

"Leggiamo con stupore e anche un po’ di amarezza la notizia di un presunto salvataggio di caprioli - ha detto - non ne mettiamo in dubbio la buona fede, ma l’intera vicenda rappresenta un modo scorretto di rapportarsi alla natura e agli animali selvatici. I cuccioli di caprioli infatti, come molti mammiferi, rimangono soli e quello che per noi può sembrare abbandono spesso è una normale fase di distaccamento: i cuccioli sono seguiti e accuditi dalla madre che rimane nelle immediate vicinanze, anche se non la vediamo. Si limita a sorvegliarli e si avvicina solo per allattarli".

Quando ci si imbatte in un cucciolo, dunque, Maggi spiega come sia necessario fare un'attenta valutazione prima di raccoglierlo. "Il piccolo non va toccato a mani nude, perché l’odore umano può spingere la madre ad abbandonarli - ha ricordato - possiamo però osservarlo e verificare se sia ferito o debilitato, e in questi casi bisogna chiamare il centro di soccorso più vicino. Se il cucciolo non è ferito e non si trova in pericolo va lasciato lì dov’è".

"Celebrare un soccorso improprio, ripetiamo, per quanto dettato da buone intenzioni, è controproducente e rischia di promuovere un comportamento scorretto - ha concluso - c'è, infine, un problema di narrazione: l'eccessiva enfasi sull’aspetto tenero e indifeso dei caprioli e il richiamo ai cartoni animati sono elementi che contribuiscono a un racconto stereotipato e scientificamente non accurato degli animali. Fare leva soltanto sulla componente emotiva non aiuta a sensibilizzare la cittadinanza: al contrario, impone una gerarchia di valore perché siamo portati a preoccuparci di più di un animale che consideriamo carino, rispetto a un altro che magari ci spaventa o ripugna ma merita pari rispetto".