Cultura

Peccioli in Biennale per risvegliare le coscienze

Il Padiglione Italia con il Laboratorio Peccioli pone la questione del cambiamento socio-climatico e le sfide connesse che interpellano l’architettura

Una Biennale particolarmente importante quella del 2021 perché arriva con un anno di ritardo causa Covid, per indurci alla riflessione su temi cruciali per il futuro a partire da quello suggerito dal titolo “How will we live together?” “Come vivremo insieme?” scelto profeticamente prima della pandemia. 

Come dichiarato dal Curatore della 17ma Mostra Internazionale di Architettura Hashim Sarkis, per la prima volta il titolo contiene una domanda a sottolineare l’incertezza di questo tempo, evidente anche prima dello stravolgimento dell’ultimo anno. L’intensificarsi della crisi climatica, i massicci spostamenti di popolazione, le instabilità politiche in tutto il mondo e le crescenti disuguaglianze razziali, sociali ed economiche, impongono una riflessione a 360 gradi all’architettura e all’arte in genere, in preparazione delle sfide che ci attendono.

Visitabile fino a domenica 21 novembre, ai Giardini, all'Arsenale e a Forte Marghera, la Mostra Internazionale comprende i lavori di 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi con una maggiore rappresentanza da Africa, America Latina e Asia e con un’ampia rappresentanza femminile. La Mostra è organizzata in cinque “scale” (o aree tematiche), tre allestite all’Arsenale – Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities – e due al Padiglione Centrale – Across Borders e As One Planet.

Attraversando gli spazi enormi della Biennale si viene a contatto con una multiforme espressione di pensiero propositivo, fertile di idee e risposte possibili a temi morali in primis. I progetti architettonici innalzati nei Giardini dell’Arsenale affrontano le diverse tematiche ispirate dal curatore Sarkis: “Abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale. In un contesto di divisioni politiche acutizzate e disuguaglianze economiche crescenti, chiediamo agli architetti di immaginare spazi in cui possiamo vivere generosamente insieme.”

Così nel Padiglione della Spagna Uncertainty si entra in uno spazio geometrico disegnato da una matrice di fogli impilati. Colonne di progetti architettonici, curricula legati insieme da fili invisibili, circondano il visitatore moltiplicando le sue possibilità di scelta e di percorso: “L’incertezza è una soluzione ottimistica a problemi complessi che richiedono risposte da parte di più di un attore alla volta.”

Padiglione Spagna

Possibili modi di convivenza dove si perde il confine tra pubblico e privato è il tema del Padiglione della Gran Bretagna con The Garden of Privatized Delights. L’istallazione riproduce una serie di spazi immersivi, dal pub, ai giardini, al centro giovani dove gli architetti hanno il compito di ripensarli come nuovi luoghi di condivisone, dei veri ‘giardini delle delizie’.

Con-nect-ed-ness è invece un luogo di riposo e meditazione in stile nordico dove la natura diviene parte integrata dello spazio vissuto. Il Padiglione della Danimarca riflette sul concetto di comunità integrata dove l’acqua prospera, definisce i confini e serve per irrigare le piante aromatiche che rivestono le pareti dell’edificio e che una volta essiccate sono la base per le tisane da offrire ai visitatori.

Padiglione Danimarca

Il Padiglione Italia trova al suo ingresso un’opera dell’artista pecciolese Riccardo Burchielli raffigurante un feto, “cyberpargolo”, che orienta l’attenzione al futuro in toni e modalità di ispirazione cyber punk forse distopico se non sapremo far fronte alle urgenze che il presente ci pone davanti. 

“cyberpargolo” - Riccardo Burchielli

L’approccio curato dall’architetto (studio Heliopolis 21), docente e ricercatore Alessandro Melis, associa al focus sulle problematiche a cui il mondo dell’architettura è chiamata, una rivalorizzazione territoriale. Pensieri e discipline diverse sono chiamate a dialogare come in laboratorio di idee: l’architettura con la botanica, l’agronomia, la biologia, l’arte, la medicina, le scienze sociali, la tecnologia e la storia. 

Una sezione è dedicata, come abbiamo avuto modo di raccontarvi dall’inizio, al Laboratorio Peccioli, coordinato da Nico Panizzi, Ilaria Fruzzetti e Laura Luperi. Al centro dello spazio toscano il tema del corretto smaltimento dei rifiuti per produrre energia e ciò che la comunità ha ricevuto in cambio, sotto forma di servizi, benefici ed innovazioni scientifiche: installazioni d’autore, esperimenti di robotica sociale, importanti ristrutturazioni e progetti per un avvenire i cui semi sono stati piantati tanto tempo fa. Come esempio di “Comunità resilienti - Resilient Communities”, Peccioli vuole risvegliare la coscienza collettiva per orientarci verso una nuova consapevolezza politica, sociale, ambientale, territoriale, urbanistica.

Una Biennale a forte impatto visivo che avvicina il visitatore in maniera concreta al concetto di bellezza con l’intento di trasformarlo in soluzioni pratiche e visibili per tutti: è così che la bellezza salverà il mondo?