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Fondriest ricorda la sua Coppa Sabatini

Alla presentazione del Gran premio Città di Peccioli e del Giro di Toscana ci sarà anche l'ex campione del mondo che ha vinto per due volte la corsa

Maurizio Fondriest

Alla presentazione del doppio appuntamento ciclistico di Settembre tra Peccioli e Pontedera, tra Coppa Sabatini e Giro della Toscana, che si svolgerà questa sera, martedì 5 Settembre, ci sarà anche Maurizio Fondriest. Campione del mondo nel 1988, vincitore della Coppa pecciolese nel 1989 e, 5 anni dopo, nel 1994: una vera e propria icona delle due ruote.

Non solo, perché il corridore trentino è anche uno dei 5 corridori che, diretti da Alfredo Martini, oltre a conquistare la medaglia d’oro al mondiale ha messo la sua firma anche nell’albo d’oro della Coppa Sabatini.

"La Coppa Sabatini era una gara fatta su misura per me, con l’arrivo in collina - ha ricordato Fondriest - sulle salite da 1.200 metri di lunghezza, come quella dell’arrivo di Peccioli, sono sempre riuscito a esprimermi al meglio. Non a caso, anche il campionato del mondo di Renaix nel 1988 aveva l’arrivo in salita. C’erano parecchie analogie tra quel percorso e quello della Valdera".

Nel 1989 la Coppa Sabatini si svolse sulla distanza di 225 chilometri che Fondriest percorse in 5 ore e 53 minuti. Nella volta a decisiva tra una ventina di battistrada si piazzò secondo il pugliese Antonio Fanelli, terzo l’elvetico Jurg Bruggmann, quarto Rolf Sorensen, quinto Jean Claude Leclerq.

Invece, nell’edizione 1994, Fondriest in maglia Lampre ebbe la meglio su Francesco Casagrande, terzo il "Diablo" Claudio Chiappucci, che aveva trionfato nell'edizione dell'anno precedente, quarto il russo Vladislav Bobrik e quinto il danese Jesper Skibby

"Trai due successi ottenuti in volata a Peccioli mi è rimasto più nel cuore quello del 1989: è stata la prima corsa che ho vinto da ex iridato - ha aggiunto - quando di colpo ti manca la maglia da campione mondiale dalle spalle, non vedi l’ora di vincere e, per questo, il successo di Peccioli 1989 per me è stata indimenticabile". 

"Nel 1994, sulle lunghe salite, quelle delle montagne, Chiappucci e Casagrande erano più forti di me, ma la salita dell’arrivo non ha nulla a che vedere con quelle che piacciono agli scalatori - ha concluso - a Peccioli serve la forza esplosiva. Chiaramente anche quella del 1994 è una grande vittoria, poiché in quell’epoca tutte le gare, anche quelle non comprese nella Coppa del mondo, avevano un cast importante".