Spettacoli

"Tutto l’amore di cui siamo capaci" a Peccioli

In scena Venerdì 23 luglio, ore 21:30, all’Anfiteatro Fonte Mazzola a Peccioli un nuovo spettacolo scritto da Michele Santeramo per 11Lune

La Lingua Italiana, i Giovani, la Nuova drammaturgia e i Classici: la Fondazione Teatro della Toscana propone a 11Lune a Peccioli due produzioni che affrontano un dialogo tra presente e passato, per comprendere meglio le nostre radici e poter lavorare sul futuro.

Venerdì 23 luglio, ore 21:30, all’Anfiteatro Fonte Mazzola, è in programma la prima nazionale di Tutto l’amore di cui siamo capaci di Michele Santeramo, con Lorenzo Gioielli e Greta Bendinelli, scene e costumi di Carlo De Marino, regia dello stesso Gioielli. Venerdì 30 luglio, ore 21:30, sempre al Fonte Mazzola, a chiusura di 11Lune, La donna volubile di Carlo Goldoni, in coproduzione proprio con l'Oltrarno – Scuola di formazione del mestiere dell'attore diretta da Pierfrancesco Favino.

Nelle note di regia di Lorenzo Gioielli si legge: "Tutto l’amore di cui siamo capaci. Attraversare il nostro e l’altrui dolore con tutto l’amore di cui siamo capaci. Non tutto l’amore che si deve provare, ma tutto l’amore che è possibile provare, che ci è possibile. L’amore di cui neppure noi siamo consapevoli. Crediamo di averne a disposizione una quantità e una qualità inferiori a quelle che servirebbero o superiori a quelle che le persone oggetto del nostro amore meritano. Non ci interroghiamo, lealmente, sull’amore di cui siamo capaci, senza considerare se è molto o poco, se è troppo o insufficiente. Siamo talmente feriti, addolorati, straziati da quello che abbiamo fatto e subito, non necessariamente in quest’ordine, che non comprendiamo mai quello di cui siamo capaci. Solo capaci."

"Marco e Anna sono assassini e vittime. Mi sono riconosciuto in loro e li ho odiati, li ho chiamati ad alzare la testa, ad accorgersi di quello che stavano sbagliando, ho chiesto loro di trovare le parole giuste per parlare all’altra, all’altro, li ho implorati di ascoltarsi, di evitare gli errori, che erano i miei, i nostri, che seduto a leggere sono tanto facilmente evitabili, ma non in piedi, l’uno davanti all’altra, non abbracciati, non per mano, non occhi negli occhi, non quando si è vivi e si ha paura e desiderio e si vuol essere felici, o si vuol solo avere un tempo di pace, un tempo in cui il dolore non scompare, ma è in fondo al mondo e la solitudine, con quell’uomo, con quella donna, è solo una parola a cui penseremo. Dopo. La somma dei frammenti delle loro esistenze forma un’interezza più grande, più vasta, che solleva domande, non da risposte. Marco è un uomo con tanti, troppi errori alle spalle. Continua a sbagliare. Anche con Anna, che di errore ne ha commesso uno solo, ma gravissimo. Vogliono solo sperare, infinito presente."