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Pepi ricorda Keith Haring, 25 anni dopo

Il 16 febbraio del 1990 spariva uno dei più grandi artisti della pop art, legato a doppio filo alla città della Torre grazie all'opera Tuttomondo

Era un generoso” così il collezionista Carlo Pepi ricorda Keith Haring. Sei giorni fa, il 16 febbraio, ricorreva il venticinquesimo anniversario della morte, per Aids, di uno dei più grandi artisti degli anni '90.

Il pittore statunitense è legato a doppio filo a Pisa, grazie all'opera Tuttomondo. Haring non era solito attribuire un titolo ai suoi lavori, anche perché spesso la sua creatività si realizzava su muri metropolitani e aveva durata temporanea, mentre Tuttomondo rappresenta un'eccezione, ovvero un'opera permanente: “Titoli? Una domanda difficile, perché non do mai un titolo a niente... nemmeno questo dipinto ne ha uno, ma se dovesse averlo sarebbe qualcosa come... Tuttomondodisse l'artista al riguardo.

Il dipinto, che si trova su un muro della chiesa di Sant'Antonio Abate ha di recente subito un restauro che ne ha ravvivato i colori.

In quei giorni del 1989 il collezionista Pepi passò del tempo con Keith Haring e fu anche fondamentale mediatore per la realizzazione di Tuttomondo: “Ho diverse opere di Keith Haring. Lo conobbi appunto nella settimana che operò a Pisa. Lo vidi spesso in mezzo alle belle feste con musica e giovani. Era generoso e non si rifiutava di tracciare disegni su fogli, magliette o cosa capitava per chi lo chiedeva, nonostante il suo amico cercasse di frenarlo”.

Infatti Haring arrivò a Pisa grazie a Piergiorgio Castellani, uno studente toscano conosciuto dall'artista a New York.