"Sto diventando uno degli ultimi fabbri?". La domanda è di Corrado Gambicorti, artigiano del ferro che, nella sua officina di Ponsacco, da quasi trent'anni, modella con martello e incudine. Raggiunti i 66 anni, Gambicorti pare davvero essere l'ultimo di una stirpe artigiana, ormai estinta.
Del resto, il mercato è cambiato notevolmente negli ultimi anni. "Una volta i clienti chiedevano cancelli o ringhiere in ferro battuto, con riccioli, punte e decorazioni - ha detto - oggi vogliono tutto lineare, moderno, industriale. Vogliono spendere meno e avere il lavoro subito. Non c’è più spazio per la creatività".
Le nuove tendenze dell’arredamento, dominate dal minimalismo e dalle geometrie pulite, stanno spazzando via un sapere antico, fatto di pazienza e fantasia. E così, le lavorazioni artigianali su misura cedono il passo a prodotti seriali, replicati da macchine in tempi record e a costi ridotti.
Così il mestiere del fabbro sembra avvicinarsi a quello dell’artista. Lo si percepisce chiaramente nel laboratorio di Gambicorti, dove nel tempo ha raccolto alcune delle sue creazioni più originali: tra queste, un tavolo unico, la cui base è una scultura in ferro che raffigura un uomo incatenato nei propri pensieri.
Una trasformazione che preoccupa anche Michele Mezzanotte, segretario generale di Confartigianato Imprese Pisa, e Massimo Camillieri. "Stiamo perdendo la manualità e la creatività che hanno reso grande l’artigianato italiano - hanno detto - se il design nasce da un architetto e viene realizzato da una macchina, l’artigiano scompare. E con lui si perde un patrimonio di esperienze e di gesti tramandati per generazioni".