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Villetta da demolire, don Armando dice la sua

Il parroco si è espresso sul caso, schierandosi con la famiglia: "Dietro alle sentenze ci sono dei volti, dalle istituzioni silenzio assordante"

Don Armando Zappolini

Cosa sia successo e quanti errori siano stati commessi, se ci sono stati, è difficile comprenderlo. Resta il fatto che la villetta di via delle Colline, costruita dai fratelli Cerretini, dovrà essere demolita, così come dice la sentenza del Consiglio di Stato.

Eppure, si dice, che il permesso a costruire sia stato regolarmente ottenuto dopo i vari pareri favorevoli espressi dai Comuni interessati, i Suap, la Provincia e la Regione. In ogni caso, per don Armando Zappolini, parroco di Ponsacco e direttore della Caritas diocesana di San Miniato, è l'aspetto umano a contare di più.

"La politica faccia scelte coraggiose, si preoccupi delle persone senza limitarsi ad applicare sterilmente un provvedimento - ha detto - la situazione dei signori Cerretini e della loro casa, sottoposta a un provvedimento di demolizione, ha del paradossale. Un esempio di burocrazia illogica che ha gettato una famiglia in uno stato di disperazione, appesantito dalla frustrazione e dal senso di impotenza".

"Mi chiedo quale giustizia e quale istituzione possa applicare un’ordinanza senza chiedersi se dietro all’applicazione giudiziaria ci sia un volto, una storia e i sacrifici di persone - ha aggiunto - mi chiedo, se di colpa bisogna parlare, se questa debba essere addossata del tutto a dei cittadini che, credendo di essere nel giusto, hanno dato seguito a un loro progetto. Dobbiamo forse credere che il sistema in cui viviamo osteggi invece che promuovere la volontà dei cittadini di rispettare le leggi, senza cercare vie alternative e non legittime?".

Per don Armando, al cuore del ragionamento dovrebbero esserci il disagio e i problemi di una famiglia che, all’improvviso, si ritrova senza casa. "Soprattutto in un momento in cui la povertà abitativa si sta diffondendo sempre più nei nostri territori e in cui le amministrazioni non sono in grado di dare risposte concrete - ha puntualizzato - e dire che la politica dovrebbe risolvere i problemi, stando vicino alle persone, e non crearne altri. Ci vorrebbe il coraggio delle istituzioni di prendere posizione, di fare scelte che possano anche andare contro ai provvedimenti".

"Su questa storia, invece, ho sentito solo un silenzio assordante da parte delle istituzioni - ha concluso - l’applicazione della legge viene prima di tutto, anche prima della disperazione di una famiglia. Il paradosso del caso mi induce a pensare che dietro questo accanimento ci sia qualcosa di poco trasparente: non voglio accusare nessuno, ma mi dispiacerebbe scoprire che nel nostro territorio gli interessi privati o la negligenza possano sovrastare il diritto".