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"Ai Fabbri l'azienda vuol fare altre 4 stalle"

Maleodoranze nella frazione, Legambiente: "Come è possibile costruire una simile industria a pochi metri dalle case? Intervengano Asl, Arpat e Comune"

La stalla attualmente esistente

I residenti di Treggiaia e, in modo particolare, quelli dei Fabbri ricorderanno questo 2020 anche per essere l’anno in cui agli odori tipici della campagna Toscana (i fiori, il fieno, la terra bagnata e l’aria pulita) si sono sostituiti ai miasmi provenienti dall’attività di allevamento industriale di bovini e bufalini che si è insediata nella periferia tra Pontedera e Ponsacco e di cui abbiamo già scritto molte volte

Sull'argomento è intervenuta Legambiente Valdera: "L’attività di allevamento è iniziata nelle ultime settimane del 2019 presentando una semplice Scia con la quale è stato autorizzato l’allevamento in stalla di 600 bovini adulti ma, visto che l’azienda agricola alleva vitelli, il numero di animali detenuti è molto superiore. La modalità di gestione di questo gran numero di animali nella stalla è estremamente importante in quanto può essere la causa di rilevanti problematiche ambientali, così come lo spandimento sul terreno dei reflui zootecnici. Per monitorare la qualità dell’aria il Comune di Pontedera ha chiesto all’azienda agricola di installare una centralina nella zona dei Fabbri, ma a distanza di mesi non vi è traccia di questo dispositivo e non è stato possibile reperire alcuna informazione né sui rilevamenti fatti né sulla frequenza dei campionamenti, peraltro neppure Arpat è a conoscenza di questi dati visto che non è stato stipulato alcun accordo con tale ente di controllo". 

A destra la stalla, a sinistra i Fabbri

Legambiente ha aggiunto anche una riflessione sugli animali: "In molti si sono anche chiesti come sia possibile parlare di “benessere” per gli animali rinchiusi per tutta la loro breve vita in una stalla. Legambiente denuncia da tempo come l’etichetta “benessere animale”, rilasciata dal CreNBA, sia forviante e spesso utilizzata a scopo di marketing, in quanto non considera la tipologia di allevamento e questo può ingannare i consumatori non fornendo informazioni utili sulle condizioni di vita degli animali. Sapere se un animale è stato allevato in una stalla al chiuso, in spazi estremamente confinati o al pascolo è infatti una informazione fondamentale per chi decide di mangiare carne"

"Ma quali sono le prospettive future? La risposta a questa lecita domanda, fatta da chi ha acquistato casa in un luogo dove fino ad un anno fa nessuno immaginava problematiche simili, viene dal Programma Aziendale Pluriennale presentato dal titolare dell’azienda agli enti preposti alla sua valutazione. L’azienda agricola aveva reso noto di voler realizzare un impianto a biogas per ridurre i cattivi odori della stalla ma ha sempre tralasciato di dire che, oltre a tale impianto, vuole costruire altre 4 stalle, vicine all’attuale, portando così a 4400 il numero di posti disponibili per i bovini destinati alla macellazione". 

"Come è possibile costruire una simile industria a pochi metri da una zona residenziale? -si sono chiesti da Legambiente - Invitiamo Ausl, Arpat e Comune a proseguire la propria opera di controllo e approfondimento garantendo la massima trasparenza in merito alle informazioni di carattere ambientale in modo da tutelare le centinaia di famiglie residenti nella zona". 

La stalla