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Boxe ko alle Olimpiadi, lo stupore di Mazzinghi

Il Comitato olimpico internazionale, nelle 28 discipline per Los Angeles 2028, non prevede la boxe. Nel 2023 arriverà la decisione definitiva

Sandro Mazzinghi, campione pontederese di boxe

L'esclusione, almeno provvisoria, era già stata annunciata a Dicembre scorso. Ma adesso, con una comunicazione ufficiale rilasciata proprio dal Comitato olimpico internazionale, dove si elencano le 28 discipline presenti ai Giochi di Los Angeles nel 2028, c'è una mezza certezza: il pugilato potrebbe davvero non essere alle Olimpiadi.

Una decisione sulla quale, nel 2023, il Comitato potrebbe nuovamente tornare, salvo alcuni ravvedimenti della Federazione internazionale di boxe. Per il momento, però, il pugilato è escluso dai Giochi. "Dispiace molto, perché il pugilato è tra le più antiche discipline e, proprio per questo, veniva chiamata nobile arte - ha commentato David Mazzinghi, uno dei due figli del mitico Sandro - si tratta di uno dei primi sport praticati, che ha reso grandi tanti atleti e tanti Paesi. Come il nostro: negli anni '50 e '60, il pugilato era come il calcio di oggi".

"La mia famiglia, grazie a mio padre Sandro e a mio zio Guido, ha vissuto una vita intera col pugilato - ha raccontato - quando gareggiava mio babbo erano gli anni al top della box, lui e mio zio hanno viaggiato in tutto il mondo e hanno fatto sventolare il tricolore ovunque. Sapere che oggi non è stato incluso nella lista delle 28 discipline mi mette tristezza".

"La boxe, almeno fino agli anni '70, era un fenomeno di massa in tutta Europa, senza parlare degli Stati Uniti, dove c'erano campioni come Cassius Clay e Sugar Ray Robinson - ha continuato - il pugilato per mio padre e mio zio era tutto, sono diventati sportivi e uomini conosciuti ovunque, vincendo titoli mondiali ed europei".

"Vero, in tutti questi anni il pugilato, senza grandissimi campioni e trascinatori di folle, in Italia è lentamente declinato, ma in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti va avanti - ha aggiunto - forse da noi mancano investimenti e nuove leve: è uno sport duro, che può spaventare".

"Non capisco queste prese di posizione così forti - ha concluso Mazzinghi - ma credo che, prossimamente, ci sia modo di inserirlo nuovamente e di recuperare. Spero che qualcuno ci ripensi e che nel 2028 torni ufficialmente tra le discipline olimpiche. Me lo auguro davvero".