Attualità

Chiude dopo 172 anni anche la gloriosa Bellincioni

Nessuno è eterno e gli attuali gestori della storica rivendita di cappelli sul Corso hanno attivato la liquidazione per cessazione d'attività

"Liquidazione totale" sulle vetrine dello storico negozio Bellincioni

Nel 1847, quando i Bellincioni aprirono una prima attività artigianale, l'italia non era ancora nata. Al traguardo mancavano ancora quattordici anni, due guerre d'Indipendenza, la spedizione di Garibaldi in Sicilia e molto altro, mentre in Toscana regnavano ancora i Lorena. Palazzo Stefanelli era in via di vendita per il fallimento dell'omonimo proprietario-imprenditore già di successo - ma in famiglia c'era anche un generale - e dopo qualche anno sarebbe stato acquistato dal Comune. Nell'800 il negozio di cappelli, bottoni e molto altro, era però all'altro capo del Corso e soltanto all'inizio del secolo passato si sarebbe trasferito proprio nell'attuale fondo, a fianco del portone del Municipio.

Ma nessuno sulla faccia della terra è eterno a anche sulle vetrine e ingresso del negozio è comparsa la fatidica scritta "Liquidazione totale" seguita, in caratteri più piccoli, dall'altrettanto fatidica precisazione "per cessazione di attività". Il negozio è da tempo gestito da Lucietta e Carlotta Rinaldi, figlie dell'ultima Bellincioni impegnata nel negozio e dal cognome glorioso per la città che ebbe in Luigi Bellincioni un famoso sindaco-architetto a Pontedera.

In vetrina ci sono ancora i cappelli di gran classe e altre fini mercanzie che all'interno riempiono ogni spazio possibile, ma quella scritta è ora la protagonista di un altro addio. Probabilmente il più longevo di tutti nel campo dei negozi che ora si chiamano "di prossimità" per distinguerli anche dai supermercati e simili. 

Quando si chiude un negozio vuol dire che ci sono problemi e comunque decisione varie, mentre per concludere si può ripartire dal già anticipato motto che nessuno, purtroppo, è eterno.