Attualità

Cuscunà al Teatro Era con la storia delle Gloucester 18

Lo spettacolo "Sorry, boys" per indagare sulla violenza di genere e sull'idea collettiva di mascolinità: protagoniste 12 "teste mozze"

Marta Cuscunà durante lo spettacolo

Sul palco del Teatro Era, i prossimi 9 e 10 Dicembre, arriva il viaggio nelle resistenze femminili con lo spettacolo "Sorry, boys", che grazie a Marta Cuscunà, accompagnata da 12 "teste mozze" e partendo da un fatto di cronaca, fa un'analisi della società contemporanea tra violenza di genere, tabù e modelli di mascolinità.

Lo spettacolo trae ispirazione da un documentario sulle Gloucester 18, gruppo di ragazze adolescenti di Gloucester, città del Massachusetts,  che nel 2008 rimasero incinte contemporaneamente, alcune delle quali forse in seguito a un "patto di maternità" per allevare i bambini in una specie di comune femminile. Una delle ragazze rivela che il desiderio di creare un piccolo mondo nuovo era nato dopo aver assistito a un femminicidio. Le 12 "teste mozze", ispirate alla serie fotografica We Are Beautiful di Antoine Barbot, rappresentano invece gli esclusi dal patto di maternità: adulti e giovani maschi inchiodati da una vicenda che li ha trovati impreparati.

"Ho cercato notizie su Gloucester per capire in che contesto sociale aveva potuto mettere radici l’idea di un patto così sconvolgente - ha commentato Cuscunà - così, ho trovato un altro documentario, Breaking Our Silence, in cui il capo della polizia rivela come non passasse giorno senza che il suo dipartimento ricevesse una segnalazione di violenza maschile in famiglia. I dati che fornisce sono impressionanti: 380 chiamate per violenza domestica in un anno, più di una al giorno, e 179 arresti. In una cittadina di 30mila abitanti".

Il documentario, inoltre, racconta di come questa situazione avesse spinto 500 uomini a organizzare una marcia per sensibilizzare la comunità al problema. "Uomini contro la violenza", così si sono autodefiniti. Nelle interviste, molti di loro dicono di aver sentito il bisogno di mobilitarsi in prima persona, consapevoli del fatto che la violenza maschile è un problema delle donne, ma che soltanto gli uomini possono veramente risolverlo.

"L’idea che sta alla base di Sorry, boys è che a Gloucester la contestualità tra il patto delle 18 ragazze e la marcia degli uomini non sia stata solo una coincidenza - ha concluso - e che tutto ciò abbia a che fare con il modello di mascolinità che la società impone agli uomini".