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Dieci anni dopo MasterChef il sogno di Rubina è diventato un lavoro

La chef pontederese, oggi a Vigevano con il suo Radicilab, ha riscoperto la sua carriera in banca: "Gestione e cucina: così nascono i ristoranti"

Rubina Rovini

Da poche settimane, su Sky, è tornato uno dei talent più amati d'Italia, probabilmente perché legato a doppio filo con una delle anime di questo Paese: la cucina. Si tratta di MasterChef, giunto alla sua quindicesima edizione. Migliaia e migliaia di aspiranti cuochi si sono alternati ai fornelli, con il sogno di farcela. Tra questi, anche una pontederese: Rubina Rovini.

Classe 1981, Rubina ha partecipato alla quinta edizione di MasterChef, andata in onda dieci anni fa, tra Dicembre 2015 e Febbraio 2016. Il suo percorso si è interrotto alle soglie della finale, ma ciò che più conta è che con MasterChef Rubina ha trovato la sua strada. Che, dieci anni dopo, continua a percorrere.

"Quando ho partecipato a MasterChef mi ero licenziata da due anni dal mio lavoro in banca - ha ricordato - il mio piccolo, grande sogno era quello di fare la chef, sin da quando ero bambina. I nostri sogni, però, sono spesso diversi dalla carriera che intraprendiamo. Non ero soddisfatta emotivamente e per me poter partecipare è stato uno tsunami positivo".

E non solo perché, sin da subito, MasterChef ha avuto un grande seguito televisivo, dando ai concorrenti enorme visibilità. "La tv è un trampolino di lancio, da sfruttare con coraggio e consapevolezza, perché può essere anche un boomerang: ti espone, nel bene e nel male - ha detto - lo stesso vale oggi per i social. Quando entrai nella cucina di MasterChef, però, avevo in mente soltanto una cosa: cambiare davvero la mia vita. E con questo spirito me la sono giocata".

"Tra la registrazione e la messa in onda, poi, mi sono subito messa a fare la gavetta, lavorando in diverse cucine: è un modo per farsi le spalle grosse - ha proseguito - ho continuato a lavorare in molti ristoranti, tra stellati e non, facendo esperienza e affinando la tecnica culinaria, imparando ad apprezzare e a conoscere le trasformazioni delle materie prime".

Ma ciò che ha segnato la carriera di Rubina nel mondo della ristorazione è l'aver riscoperto il suo background gestionale, quello imparato durante gli anni di lavoro in banca, a contatto con imprenditori e numeri da far quadrare. "Spesso ho avuto a che fare con persone che intendevano la cucina come un'attività a conduzione esclusivamente familiare, come se saper cucinare fosse l'unico requisito - ha spiegato - in realtà, così non è. E, purtroppo, il Covid ce lo ha dimostrato: da quel momento, le questioni economiche e finanziarie sono entrate in cucina. Si è capito che servono controllo e analisi, per soddisfare innanzitutto il cliente, ma anche chi lavora e chi investe".

"Ho iniziato così ad applicare la mia conoscenza di gestione per cercare di fare rinascere i ristoranti - ha continuato - ho unito i miei due know how: cucina e cultura enogastronomica da una parte e conoscenza gestionale dall'altra. In questo modo ho potuto costruire il mio laboratorio a Vigevano, in Lombardia, che è un vero e proprio incubatore dove sono nati, da zero, diversi ristoranti. Anche in questo periodo sono impegnata nel dar vita a un locale che nascerà a Milano e che sarà replicabile in Italia".

E così, a dieci anni di distanza e ormai da tempo non più a Pontedera, Rubina sta portando avanti la sua idea di ristorazione, che sfocia anche nel sociale. "Nel mio laboratorio, Radicilab, perché qua ho portato le mie radici, si fanno tantissime attività: dalla formazione del personale alle feste, dall'elaborazione dei menù ai corsi amatoriali - ha concluso - ormai, per Vigevano, è un luogo di comunità. E ne sono felice: la tavola è un cerotto di vita, così come la cucina è un canale di comunicazione non verbale che unisce le persone".