"Chiudersi nelle sagrestie è una tentazione ricorrente, ma la vera fede non è soltanto lì". Il giorno dopo la morte di Papa Francesco, don Armando Zappolini, parroco di Ponsacco, Gello e Treggiaia, nonché direttore della Caritas della Diocesi di San Miniato, conserva con gioia il messaggio del pontefice argentino, quello della Chiesa in uscita.
Una Chiesa, dunque, costantemente aperta al mondo, non ripiegata su se stessa, pronta anche a sporcarsi. "C'è stata la volontà di farsi carico delle sofferenze e delle fatiche delle persone - ha detto - il messaggio di Papa Francesco è un dono e sono convinto che continuerà a dare i suoi frutti. Dobbiamo mescolarci tra la gente, perdere un po' di orpelli e smetterla di aspettare il popolo, ma andargli incontro. Solo in questo modo si capiscono le difficoltà: se non senti il puzzo della povertà, non la capisci".
Del resto, da direttore della Caritas, il tema della povertà e del disagio è centrale. "Il libro sui cinquant'anni dell'attività della Caritas di San Miniato lo abbiamo intitolato proprio alla Chiesa di fuori - ha proseguito - abbiamo l'obbligo di farci contaminare da queste tematiche. Ciò che Papa Francesco ha messo al centro è l'inclusione di tutti, indipendentemente da tutto".
"Con Amoris Laetitia, per esempio, l'attenzione si è spostata non tanto alla scomunica o al diniego di chi è convivente oppure si è separato - ha aggiunto don Armando - al contrario, la Chiesa si fa carico delle storie delle persone. L'impegno è quello di accogliere, ascoltare e accompagnare la gente nella scoperta di una fede bellissima".
Messaggi che hanno cambiato anche la percezione della Chiesa all'esterno, ma che, come ha denunciato anche lo stesso sacerdote, spesso sono stati fatti propri da chi di quei messaggi non ha condiviso i principi. "Questa cosa mi ha amareggiato - ha detto - si può avere visioni diverse, ma servono rispetto e coerenza. Dopo la morte di Papa Francesco c'è stata la corsa per farsi vedere vicini a lui, anche da parte di chi non lo sopportava. Purtroppo, alcune persone sono come sono".
Del resto, Papa Francesco si è speso molto anche per la pace, di frequente senza trovare grandi consensi. "Le posizioni che ha preso contro il riarmo e per denunciare il genocidio nella Striscia di Gaza, fino all'ultimo istante della sua vita, ci devono far porre delle domande come cattolici - ha spiegato - forse, questo grido di allarme a volte è offuscato da un approccio ideologico. Come ho detto durante l'omelia del Venerdì Santo, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità: mentre viene deciso il riarmo e proseguono i bombardamenti, non possiamo dire che non c'eravamo o che non sapevamo".
Nel frattempo, sabato 26 Aprile dovrebbe tenersi il funerale del pontefice, mentre dai primi giorni di Maggio comincerà il conclave per l'elezione del suo successore. "Spero che la Chiesa continui a stare fuori, senza rinchiudersi - ha concluso - i fedeli, durante la messa, sono a loro agio: tutto è organizzato e perfetto. Ma la fede non è soltanto quella. È come se tenessimo la nostra bella auto in garage, lavandola ogni giorno e con il serbatoio sempre pieno: a che cosa serve, se non la mettiamo mai in moto?".