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​Garibaldi e le guardie del comune

L'eroe dei due mondi mandò ai carabinieri pontederesi un cesto d'aragoste. Mentre solo 5 candidati si presentarono al concorso per diventare guardia

Parliamo ancora di Giuseppe Garibaldi. L' anno che per la prima volta venne a Pontedera, 4 luglio 1867, parlò al popolo, come abbiamo detto, da una finestra del piazzone. 

Ma tredici anni dopo, 1880, tornò in segreto per veder di risolvere il problema della penultima moglie che Garibaldi aveva ripudiato perché 'qualcuno' gli aveva mandato una letterina in segreto per informarlo che lei era già incinta di un altro.

Garibaldi fu accolto al meglio e "servito" con molta attenzione dai Carabinieri di Pontedera tanto che da Caprera Garibaldi mandò poi ai militari pontederesi un delizioso cesto d'aragoste. Un fatto che pochissimi conoscono.

Francesca Armosino, ultima moglie di Garibaldi,  nacque invece nel 1848. Discendente da una nobile famiglia armena, era emigrata dalle nostre parti per sfuggire alle persecuzioni dei turchi contro i cristiani. Garibaldi la conobbe a Caprera. Lei diciassettenne, lui cinquantottenne. E bravo Giuseppe. 

Cambiamo discorso. In quegli anni, Pontedera aveva una guardia soltanto - Emilio Bagnoli - che però rinunziò per sfinitezza. Oggidì per un vigile urbano si iscrivono ai concorsi centinaia di aspiranti, fra i quali parecchi laureati. Ma al concorso del 1866 si presentarono soltanto 5 candidati, chiamati concorrenti o postulanti. Erano, Angiolo Rosticci, Bernardo Melani, Fortunato Zucconi, Raffaello Guidi e Fortunato Brogiotti. Qualcuno fra i pontederesi è di queste famiglie? Vinse il posto Zucconi che diventò la seconda guardia di Pontedera con sgargiante divisa in tunica corta, pantaloni di panno grigio con filettature verdi, cappello alla bersagliera con coccarda del comune.

Qualcuno si chiese e qualcun altro si chiederà ora perché soltanto in 5. La risposta è nei titolo che serviva per sostenere dell'esame: saper scrivere. Solo quella. Nel 1866 Pontedera aveva quasi 11mila abitanti, mentre i cittadini non nobili né possidenti che sapevano scrivere saranno stati soltanto qualche decina.

E infatti al censimento del 1861, il primo censimento dell'Italia unita, risultò che i 78 per cento dei pontederesi, allora, non sapevano né leggere né scrivere.