Lavoro

I delegati Fiom contro i vertici del sindacato

Gli operai saranno chiamati a esprimersi sulla firma del nuovo contratto nazionale. Nasce un'opposizione interna: "Vogliono silenziare il nostro no"

Massimo Cappellini e gli altri delegati Fiom

"Il contratto nazionale dovrebbe essere il pilastro per i diritti dei lavoratori. Questo contratto invece li demolisce e mette nelle mani di Confindustria delle prerogative importanti, come quelle sul salario: non avremo infatti alcun aumento ma un adeguamento all'inflazione e i minimi contrattuali previsti non cambieranno".

E' una vera e propria bordata contro i vertici di Fiom, ovvero del proprio sindacato, quella che arriva dal delegato Piaggio Massimo Cappellini e dai suoi colleghi Giorgio GuezzeFrancesco GiuntoliAdriana TecceMassimiliano Malventi, tutti schierati per il no alla firma del nuovo contratto nazionale del lavoro per i metalmeccanici. A loro si aggiungono le voci di Silvia CiniGiada Garzella, delegate di Continental.

A motivare le ragioni di quella che ha tutta l'aria di essere un'opposizione interna è Massimo Cappellini: "Un anno e mezzo dopo l'approvazione del contratto (giugno 2017) l'aumento previsionale si baserà sull'ipotesi di un incremento dell'inflazione. Sono previste 80 ore di flessibilità all'anno per aumenti fino a 48 ore settimanali, più 40 ore di straordinario obbligatorio concesse all'azienda, mentre alla Rsu sarà dato solo concordare come distribuire la flessibilità".

Tutto questo, per i delegati Fiom, si tradurrà nel blocco dei salari e loro pagamento in natura, nel divieto di scioperi contro accordi in vigore e nell'abolizione degli aumenti d'anzianità. Un percorso che "Contraddice e rinnega i principi stessi che hanno sempre guidato le rivendicazioni e le lotte dei lavoratori" come si legge in una nota diffusa dal gruppo "dissidente".

La lista dei motivi che schierano i delegati contro il nuovo contratto è lunga e dettagliata ma a rendere ancor più aspro il dissenso c'è un'accusa di stampo politico, per la quale i delegati arrivano a tacciare i vertici Fiom di scarsa democrazia: "I lavoratori saranno chiamati a esprimere un parere sulla firma del contratto il 19, 20 e 21 dicembre, quando il 50-60 per cento delle fabbriche metalmeccaniche saranno chiuse - tuona Giuseppe Corrado. - Avevamo sei mesi di tempo ma si è rifuggito il confronto con i lavoratori. Questa consultazione a ridosso della fermata non appartiene alla storia della Fiom".

La polemica non si esaurisce qua e per certi versi ricorda quella del recente referendum sulla carta costituzionale: "In quel caso - dichiara Giuseppe Corrado - ci siamo lamentati perché le ragioni del no venivano poste in secondo piano. Ma con questa consultazione interna la Fiom si sta comportando nello stesso modo". Traduzione: "Se Landini vuole fare il democratico fuori e il dittatore dentro, io non ci sto e sono pronto a farmi espellere pur di sostenere il mio no alla firma di questo contratto, nel quale mancano le tabelle contrattuali e se aumenta la benzina non si prende una lira in più".