Queste le parole pronunciate da Svetlana Alexievich durante la consegna del prestigioso premio Nobel 2015 per la letteratura. La scrittice bielorussa aveva vissuto un anno a Pontedera all'inizio del secolo. Si trovava in Italia nella condizione di rifugiata politica.
"Non sono sola su questo podio… Ci sono voci intorno a me, centinaia di voi. Sono sempre state con me, sin dall’infanzia. Sono cresciuta in campagna. Come per tutti i bambini ci piaceva giocare all’aperto, ma di sera, le voci delle stanche donne del villaggio che si riunivano in gruppi vicino alle loro case ci attraevano come magneti. Nessuna di loro aveva mariti, padri o fratelli. Non ricordo uomini nei nostri paesi dopo la Seconda Guerra mondiale: durante la guerra, un bielorusso su quattro è morto, o combattendo al fronte o come partigiano. Dopo la guerra, noi bambini siamo cresciuti in un mondo di donne. Ciò che ricordo di più è che le donne parlavano di amore, non di morte. Raccontavano le storie in cui salutavano gli uomini che amavano il giorno prima della partenza per il fronte; raccontavano dell’attesa e di come avrebbero aspettato. Gli anni passavano, ma loro continuavano ad aspettare: “Non mi importa se ha perso le braccia e le gambe, lo porterò io”. Senza braccia… senza gambe… Ho saputo che cos’è l’amore fin da bambina…
... Flaubert si definiva una penna umana; io direi piuttosto che sono un orecchio umano. Quando cammino per le strade e afferro parole, frasi, esclamazioni, penso sempre a quanti romanzi spariscano senza lasciare una traccia! Spariscono nel buio. Non siamo in grado di catturare in letteratura il lato discorsivo della vita umana. Non lo apprezziamo, non ne siamo sorpresi né compiaciuti. Ma io ne sono affascinata, e mi ha fatto prigioniera. Mi piace come parlano gli esseri umani… Mi piace la solitaria voce umana. È il mio più grande amore e la mia passione...
... La via che mi ha condotto a questo podio è stata lunga, quasi quarant’anni, di persona in persona, di voce in voce. Non posso dire di aver seguito sempre questo percorso: molte volte sono stata scioccata e spaventata dagli esseri umani. Ho sperimentato piaceri e repulsione. A volte avrei voluto dimenticare quello che avevo udito per tornare al tempo della beata ignoranza. Più di una volta, a dir la verità, ho visto il sublime nella gente e avrei voluto piangere...
... Ho scritto cinque libri, ma ho l’impressione che ne sia uno solo. Un libro sulla storia di un’utopia…
... Ho tre case: la mia terra bielorussa, la patria di mio padre, in cui ho vissuto la mia intera vita; l’Ucraina, la patria di mia madre, dove sono nata; e la grande cultura della Russia, senza la quale non potrei immaginarmi. Mi sono tutte care. Ma in questo giorno e a quest’età è difficile parlare di amore".