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L'opinione di Casati sul libro di Zappolini

Il sindacalista: "Lo consiglio, certe storie m'hanno fatto venire il magone, a volte avrei preferito che fosse stato zitto. Presepi? non mi piacciono"

Casati e Zappolini

Marcello Casati, storico sindacalista della Valdera, è intervenuto con un commento sul libro Un prete secondo Francesco, scritto da don Armando Zappolini.

"Quando son andato a Ponsacco alla presentazione del suo libro, come sempre avviene in queste circostanze, ho acquistato il libro. Non tutte le volte che ho partecipato a una presentazione di un libro successivamente sono riuscito a leggerlo tutto. Leggendo il libro di Don Armando Zappolini, devo ammettere di esserne rimasto molto affascinato".

"Don Armando, come ben sappiamo, è un prete scomodo per le sue esteriorizzazioni politiche che non sempre sono condivise proprio per l'aspetto politico che assumono e che certamente anche Lui non fa niente per ammortizzare le divisioni presenti nel Paese".

"Io stesso - ha precisato Casati - in alcune occasioni, avrei preferito stesse zitto, ma questo è Don Armando e le molte storie da lui raccontate nel libro mi hanno fatto molto riflettere sul mio giudizio nei suoi confronti di una persona, sui generis, la quale non sarà dimenticata tanto facilmente".

Una parte del libro racconta anche di una storia vissuta insieme da Zappolini e Casati: "A parte il capitolo dove l'autore spiega la difficile giornata del 21 Luglio 2001 a Genova, durante la manifestazione dei No Globlal, nella quale abbiamo camminato fianco a fianco tutta la giornata intossicati dai lacrimogeni, contro un sistema capitalista da noi non condiviso, con tutte le preoccupazioni da Lui evidenziate, leggendo il suo libro, ho conosciuto una parte della sua vita, credo la più importante, con delle storie che mentre le leggevo mi hanno fatto venire il classico “magone”. L'amore per il prossimo, per i più deboli, per gli emarginati, le iniziative contro le mafie e i poteri occulti, sia in Italia e nel mondo, esaltano la figura pastorale di Don Armando".

"Proprio durante il G8 di Genova, quando Don Armando guardando un grande drappo rosso disteso sulla facciata di una chiesa mi disse: “che il suo cuore era Rosso come quel drappo”, gli risposi che doveva fare il sindacalista e non il sacerdote. Oggi, con la stessa sincerità devo ammettere che se io fossi diventato sacerdote avrei voluto svolgerlo come Don Armando Zappolini".

"Se una cosa non gli concedo e lui lo sa benissimo, è il suo modo di fare i Presepi nella sua chiesa di Perignano. I segnali si possono dare in tanti modi, ma le tradizioni sono le radici e la forza di qualsiasi pianta e quindi non devono essere recise. Oggi il nostro Paese è già assai diviso e, indipendentemente dalle nostre idee, occorre adoperarsi affinché altre divisioni non portino l'Italia alla deriva. Un consiglio invece che vi voglio dare è di leggete il libro di Don Armando".