Lavoro

"Noi, lasciati a casa dalla Piaggio"

Il gruppo dei circa 50 rimasti a casa, molte le donne, dopo anni di lavoro alla Piaggio annuncia proteste e ricorsi alla magistratura

Sono rimasti fuori in 50 e forse meno. Molte le donne. Sono, ad esempio, Samanta Bamiunto, Francseca Tripodi, Debora Tognoni, Alessandra Vanni, Michele Ciavatta, Barbara Bellandi, Patience Le Anbor, Enrica Meggiorana, Silvia Edorkpolor, Sarr Ibrahima e altri e altre. 

"Mia figlia non era ancora nata quando cominciai con i contratti a termine in Piaggio e ora ha 15 anni. Mi vergogno nei suoi confronti...", dice una del gruppo radunatosi davanti la portineria centrale senza la presenza di bandiere sindacali ma con qualche sindacalista, dell'Usb e di altre sigle, presente (l'incontro con la stampa di stamani è stato promosso dalla Usb). Sono operai e operaie contrattisti del cosiddetto 'bacino' da cui attingere nei periodi di maggiore produzione per poi passarli a full time e infine assumerli.

Ma questo gruppo è rimasto fuori, forse anche per le nuove leggi - decreto "Dignità" - che impongono l'assunzione a tempo indeterminato dopo 24 mesi di lavoro. Ma dal gruppo arrivano invece smentite perché "con noi il decreto dignità non c'entra". Per questo periodo di maggiore produzione la Piaggio avrebbe "assunto" un centinaio di operai attingendoli dalle società interinali, dalle quali erano passati negli anni scorsi anche quelli del 'bacino', col risultato che il gruppo dei 50 è senza lavoro.

Ed ecco cosa hanno scritto i disoccupati e le disoccupate, questo è il termine giusto, in una lettera di protesta e di annuncio di nuove manifestazioni ed eventuali ricorsi alla magistratura se non saranno assunti (e per loro toccherebbe ai sindacati confederali farli assumere).

"L'azienda Piaggio assume - si legge nella lettera aperta -. Assume un centinaio di lavoratori con contratto a termine. Peccato però che altri lavoratori che hanno lavorato in Piaggio per molte stagioni, alcuni dal 2004, non siano stati nemmeno interpellati. Noi siamo i lavoratori del 'bacino' da cui la Piaggio ha attinto ogni anno ma che quest'anno sono stati messi alla porta, a loro insaputa, senza risposte neanche per telefono, senza un motivo senza una spiegazione e senza 'Dignità', Sì, parliamo di dignità perché uno dei motivi per cui la Piaggio ci ha lasciati a casa è proprio il Decreto Dignità. L'azienda ha pensato bene di aggirare l'ostacolo chiamando lavoratori nuovi non rispettando il contratto integrativo del 2009 che fissava il criterio di attingere al 'bacino' in base all'anzianità di lavoro in Piaggio. Quell'impegno non è stato mai disdetto ma noi siamo a casa".

"Noi abbiamo tutte le carte in regola - prosegue la lettera -, ovvero le ore di lavoro maturate, per avere un contratto a tempo indeterminato. E chiediamo che nelle trattative in atto ci venga dato proprio un contratto a tempo indeterminato sia a tempo pieno che part time. Lo chiediamo perché la legge lo prevede".

"Vogliamo far sapere alla Piaggio - concludono - che noi ci siamo, esistiamo e soprattutto abbiamo dato tanto a questa azienda dal primo giorno che vi abbiamo messo piede. Dunque chiediamo il rispetto degli accordio e chiediamo che ci venga restituita la nostra dignità".