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"Per Ibrahima si apra la via diplomatica"

Il giovane, cittadino italiano, da quasi 5 mesi è bloccato in Marocco, dove gli è stato ritirato il passaporto. L'appello dell'ex sindaco Marconcini

Ibrahima

"Per riportare Ibrahima a casa occorre che accanto alla via legale si apra al più presto una via diplomatica". Lo scrive l'ex sindaco di Pontedera Paolo Marconcini, lanciando un appello alle autorità. Il caso è quello del giovane di 19 anni, cittadino italiano residente a Pontedera, da quasi 5 mesi trattenuto in Marocco.

Dall'Agosto scorso attende di poter far ritorno in Italia. Il giovane studia a Tolosa, in Francia da lì, insieme al fratello maggiore, aveva raggiunto il padre in Senegal nell'estate scorsa. Per il volo di andata non ci sono stati problemi: hanno fatto scalo a Casablanca e sono poi arrivati a Dakar. 

Al ritorno hanno fatto scalo a Casablanca e mentre il fratello è stato fatto imbarcare sul volto per l'Italia, per Ibrahima la strada si è sbarrata. La ragione presunta era che il suo passaporto non sarebbe stato valido. Fermato, è stato poi rilasciato dalla questura ma senza il suo passaporto.

"Strano caso - commenta Marconcini- all’andata il passaporto era valido, al ritorno no. Ancora più strano: quel passaporto Ibrahima l’ha fatto lo stesso giorno del fratello, presso lo stesso Commissariato di Volterra, sede distaccata della Questura di Pisa, dove erano stati indirizzati. Ibrahima è stato trattenuto due giorni in Prefettura a Casablanca, è stato sottoposto ad una prima udienza e il Procuratore del Re gli emesso un mandato di comparizione per il 1 Ottobre presso il Tribunale Penale. I reati di cui sarebbe imputato sono due: reato minore “Rifiuto di essere colto in flagranza e controllo della libertà” reato principale “Ricezione illegale di un documento della pubblica amministrazione” articoli 360-361 del codice penale marocchino. Almeno questo si evince da un documento scritto in arabo e tradotto in francese e italiano, sperando che la traduzione sia attendibile".

"Che vuol dire controllo della libertà e rifiuto di essere colto in flagranza di reato? Probabilmente - aggiunge Marconcini- Ibrahima si deve essere rifiutato di firmare qualcosa che gli è stato sottoposto, si sarà arrabbiato, ha 19 anni. Ne ho 75, anch’io mi sarei rifiutato di firmare alcunché e mi sarei arrabbiato no, ma incazzato sì. Comunque il ragazzo è stato rimesso in libertà, quindi niente di così grave deve essere successo nei confronti delle autorità aeroportuali. L’imputazione principale è quello della falsità del passaporto che gli è stato confiscato. È stato lasciato in un paese straniero un ragazzo di 19 anni, senza documenti".

Il giovane ha trovato ospitalità da alcuni conoscenti. I familiari hanno incaricato del caso un avvocato marocchino e il padre ha raggiunto il figlio a Casablanca, rimanendo finché ha potuto. Nel frattempo, Ibrahima sarebbe stato sottoposto ad altre tre udienze che non hanno sortito risultato apparente.

"È sempre là - prosegue Marconcini- ha perso l’anno scolastico per questa assenza forzata prolungata e dovrà ripeterlo. I conoscenti che l’ospitavano non possono più farlo e ora Ibrahima è con la madre che l’ha raggiunto a Casablanca e stanno in un albergo". 

Alla permanenza forzata si aggiungerebbe la difficoltà sul fronte sanitario. "Ibrahima - scrive l'ex sindaco- soffre di asma, una forma severa, e deve ricorrere a medicinali. In questi giorni si è sentito male, ha avuto preoccupanti sintomi. Senza documenti sembra che in Marocco sia difficile ricorrere alle cure ospedaliere".

A ribadire la regolarità del documento, c'è anche un'attestazione rilasciata dal Consolato Italiano di Casablanca.

"Nonostante questo - osserva Marconciniò- le autorità marocchine vogliono sottoporre il passaporto ad una loro valutazione. L’avvocato difensore scrive che questo avverrà entro il 6 gennaio 2026. Quindi è possibile che si vada al nuovo anno e a quel punto saranno 6 i mesi di trattenimento forzato del nostro giovane concittadino. Concludo con una riflessione. Tutti abbiamo fatto e facciamo il nostro dovere per la soluzione della vicenda. La famiglia, il Comune che è stato interessato, la Comunità Senegalese, la Questura e le autorità del nostro Paese. Ma la domanda è: basta questo? Ibrahima è sempre in Marocco. E allora forse dobbiamo fare di più del nostro rispettabile dovere. Intanto mettersi nei panni del ragazzo e della sua famiglia".

In altre parole, secondo Marconcini, occorre che accanto alla via “legale”, si apra al più presto una via “diplomatica” e lancia un appello alle autorità italiane a vario livello, dal Prefetto, fino al Ministro degli Esteri e all’Ambasciatore Italiano a Rabat, oltre al Consolato Italiano di Casablanca, affinché "facciano sentire forte la propria voce e la propria vibrata protesta".

Ibrahima è un cittadino italiano, il suo passaporto è stato rilasciato correttamente dalle autorità italiane che sono le uniche che ne possono attestare la validità, come hanno fatto. Faccio appello a tutti - conclude l'ex sindaco di Pintedera - comunità sociale, politica e istituzionale perché questo mondo terribile, che ci abitua al peggio, non ci scivoli addosso. La Comunità Senegalese ha fatto e farà sentire la propria protesta, ma anch’essa non può essere lasciata sola. Mi rivolgo anche alla Comunità Marocchina, che so essere composta da persone degne e buone, affinché facciano sentire la loro voce al loro Paese perché sia risolta questa situazione, in nome dei comuni sentimenti di umanità e del diritto internazionale. Ibrahima, il nostro giovane concittadino, ha diritto di tornare subito a casa, dai suoi cari, ai suoi studi, alle cure di cui ha urgente bisogno e alla sua vita".