Cultura

Un grazie da tutto il mondo del teatro

Secondo Roberto Bacci il lavoro di Pollastrelli che ha vinto il premio Ubu sarà una pietra miliare. L'autrice racconta l'esperienza

“Il lavoro di Carla su Grotowski è qualcosa di cui tutto il mondo del teatro sarà grato”. Roberto Bacci ha definitivo così l'opera recentemente premiata a Milano.

“Avevo già tradotto Grotowski ma affrontare la sua opera omnia mi ha entusiasmato e sorpreso”. Carla Pollastrelli, recente vincitrice di un premio speciale Ubu per la diffusione dell'opera di Jerzy Grotowski, racconta: “Tutto è iniziato nel 2010 con l'assenso degli eredi Thomas Richards e Mario Biagini (del Workcenter) a procedere a una pubblicazione complessiva dei testi di Grotowski”.

Pollastrelli, laureata in lingue e letterature polacche, fa parte del gruppo di sei curatori che hanno trattato la diffusione del pensiero dell'intellettuale polacco, scomparso proprio in Valdera nel 1999: “Gli altri curatori sono tre esperti polacchi, oltre a Biagini e Richards. Abbiamo lavorato cercando le versioni migliori, quelle che lui avrebbe autorizzato. Abbiamo cercato la sua fedeltà. Per definire l'indice c'è voluto più di un anno”.

Il volume polacco, uscito nel 2013, è unico e conta oltre mille pagine: “Quello italiano abbiamo deciso di farlo in quattro parti. Le prime due sono già uscite, la terza uscirà a gennaio e la quarta a maggio. I titolo è semplicemente Jerzy Grotowski 1954 – 1998”. I sottotitoli fanno riferimento alle tappe essenziali del percorso creativo di Grotowski e sono nell’ordine: La possibilità del teatro, Il teatro povero, Oltre il teatro, L’arte come veicolo.

L'opera premiata a Milano contiene molti inediti: “Non sono testi teatrali ma documenti che riflettono un lavoro pratico, trascrizioni di conferenze, articoli, pensieri, rielaborazioni, incontri con le persone, interviste. Avevo già tradotto Grotowski ma qui mi sono imbattuta nei testi giovanili, per me e per il pubblico italiano inediti. In definitiva molto del materiale era ancora inedito. Una curiosità è che Jerzy non voleva note o spiegazioni ai suoi testi”.