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Ali Ndiaye scrive a Giorgia Meloni

Il campione di pugilato scrive alla leader di Fratelli d'Italia dopo la vittoria alle elezioni politiche del 25 Settembre. Ecco la sua lettera

Mouhamed Ali Ndiaye

Nella Giornata della Memoria e dell'accoglienza, che si celebra il 3 Ottobre di ogni anno per ricordare le vittime del naufragio del 2013 al largo di Lampedusa, il pugile Mouhamed Ali Ndiaye, senegalese di nascita e pontederese d'adozione, scrive alla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.

Ecco la sua lettera:

"Carissima connazionale, Giorgia Meloni, mi complimento per la sua netta vittoria e anche perché sarà la prima donna a guidare il nostro Paese per cinque anni. Se il governo non cadrà come purtroppo spesso avviene! Sono Mouhamed Ali Ndiaye, un cittadino italiano di origine senegalese. In Italia dal 2000, vivo nella regione Toscana con i miei tre figli, nati in Italia, precisamente a Pontedera, la città del Presidente Giovanni Gronchi, del Campione del Mondo Alessandro Mazzinghi e della Piaggio. Sono stato pugile e campione italiano per due volte e campione della Comunità Europea, ho prestato servizio come volontario presso i Vigili del Fuoco e la Croce Rossa Italiana di Pisa.
Vorrei richiamare la sua attenzione sull'articolo tre della Costituzione Italiana, che lei conosce bene: 'Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali'. Vorrei anche ricordare che abbiamo appreso dalla storia di Hitler e di Mussolini: del male che hanno fatto e seminato nel mondo. Vorrei essere breve senza dilungarmi troppo. Non sono un politico. Carissima Presidente, ci sono immigrati in Italia di diversa provenienza che stanno contribuendo alla crescita economica e culturale del Paese. Ci sono bambini di ogni razza, religione e colore e questa diversità potrebbe essere una ricchezza. A quelli nati in Italia spetterebbe di diritto la cittadinanza italiana. Quindi le chiedo di tenere in considerazione la situazione attuale del nostro Bel Paese, applicando la Costituzione e il diritto umanitario internazionale. Altrimenti affondiamo tutti, perché tutti siamo nella stessa barca. Visto che lei conosce il francese vorrei citare un proverbio senegalese: 'l'homme est un remède pour l'homme'. Solo in senso umanitario e solidale si può mettere in atto la globalizzazione e la mondializzazione. Con questo auspicio, le invio i migliori auguri e i più distinti saluti".

Mouhamed Ali Ndiaye