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Pontedera ricorda i giorni delle bombe

Domani mattina la celebrazione. Le vittime civili furono circa 130. come quelle militari della Grande Guerra.

I tre bombardamenti di Pontedera del gennaio 1944 fecero più o lo meno lo stesso numero di vittime civili, immediate o entra qualche giorno, di quelle militari della prima guerra mondiale, la Grande Guerra. Di questi si conosce il numero: 135 soldati pontederesi morti sui fronti, nelle trincee e negli assalti soprattutto sui monti e gli altipiani in 4 anni di guerra dal '15 al '18. Ma anche i morti civili, bambini, uomini e donne, sotto le bombe americane del '44 si attestarono intorno a quella cifra.

18 gennaio di 75 anni fa. Il giorno del bombardamento più disastroso e quasi sicuramente il giorno più nero di tutta la storia di Pontedera ormai vecchia di 800 anni. Durante i quali di guerre ce n'erano state anche qui, a cominciare da quelle fra Pisa e Firenze cominciate quasi subito la fondazione di Pons ad Heram, ma nessuna capace di uccidere in pochi minuti così tante persone come il bombardamento a tappeto, e senza un vero obiettivo strategico come poteva essere la Piaggio. Che lo fu soltanto in parte. 

Anche da queste cifre si capisce subito la differenza fra la prima e la seconda guerra. Nella prima morirono molto di più i soldati italiani, 651 mila, rispetto alle vittime fra le popolazioni: circa 90 mila. Nella seconda i militari deceduti furono circa 320 mila contro i circa 153 mila civili. Poi ci sarebbero i deceduti nella guerra civile e di liberazione fra partigiani e fascisti.
Come tutti gli anni, anche domani mattina, domenica, il comune di Pontedera ricorderà le stragi, e soprattutto la strage del 18 gennaio, portando corone d' alloro alle due lapidi dedicate proprio alle vittime. La prima murata nel '54, decimo anniversario del bombardamento, accanto al portone d'ingresso di Palazzo Stefanelli e la seconda, più recente, alla sfocio di via Guerrazzi in piazza della Concordia. Dove ci sarà il discorso del sindaco Simone Millozzi mentre la filarmonica pontederese intonerà l'inno italiano.

Proprio in quella zona, negli orti del Rosati sotto l'argine dell'Era e le attuali Piazza Concordia e piazza Berlinguer, ci fu il maggior numero di vittime perché molti pontederesi corsero a rifugiarsi lì, a un passo dal centro città, preferendo l' acquattamento a cielo aperto ai rifugi dove si temeva di morire sotto terra.