Attualità

Tra il premio e la condanna, polemica su Cipollini

La condanna di primo grado dell'ex ciclista apre un dibattito sul Premio "Mazzinghi", tra chi vuole ritirarlo e chi si affida al principio garantista

Mario Cipollini

È polemica intorno al primo Premio "Mazzinghi", consegnato soltanto un paio di settimane fa a Mario Cipollini. Il Tribunale di Lucca, infatti, ha condannato in primo grado l’ex ciclista campione del mondo a 3 anni di reclusione, con le accuse di maltrattamenti, stalking, lesioni e minacce.

I capi di accusa riguardano il rapporto con la ex moglie Sabrina Landucci e l’attuale compagno della donna, l’ex calciatore professionistico Silvio Giusti.

Una sentenza che, seppur non definitiva, ha scatenato una diatriba intorno a Cipollini e al conferimento del Premio stesso, istituito per ricordare il campione di pugilato Sandro Mazzinghi celebrando personaggi che si sono distinti "per comportamenti virtuosi nello sport e nella società".

La premiazione di Cipollini

L’amministrazione, attraverso il sindaco Matteo Franconi, ha fatto sapere che il Premio rimarrà a Cipollini: una rivalutazione dei motivi che hanno portato la commissione aggiudicatrice - della quale il sindaco, comunque, non ha fatto parte - ci sarà eventualmente con una sentenza definitiva.

Un principio sul quale conviene anche Rebecca Stefanelli, consigliera comunale della Lega. "Se veramente siamo garantisti, finché non c’è una sentenza passata in giudicato, non possiamo dare giudizi definitivi - ha detto - sia chiaro, non entro assolutamente nel merito della sentenza, ma non mi permetto di condannarlo. Altrimenti, viene meno il principio garantista".

La consigliera Rebecca Stefanelli

"Il Premio è stato consegnato quando ancora non si conosceva l’esito del processo. Forse si poteva attendere, ma anche in quel caso avremmo dovuto aspettare tutti e tre i gradi di giudizio - ha concluso - se l’amministrazione ha ritenuto di farlo, non mi sento di dare giudizi".

Anche per la presidente del Consiglio comunale e capogruppo di Italia Viva, Angela Pirri, il principio garantista è irrinunciabile, ma la decisione della Commissione è inopportuna. "Fermo restando che Italia Viva è un partito garantista e che, quindi, anche per Cipollini vale il principio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, riteniamo inopportuna la decisione assunta liberamente dalla Commissione - ha precisato - l’annuncio da parte del sindaco di chiedere chiarimenti sui criteri seguiti dalla Commissione stessa va sicuramente nella giusta direzione".

La capogruppo di Italia Viva Angela Pirri

"La violenza sulle donne, da qualunque parte essa provenga, va condannata senza appello, sostenendo fattivamente e non a parole i centri antiviolenza - ha aggiunto - a tal proposito, riteniamo che il progetto del Comune di istituire in città un centro antiviolenza in grado di coprire il bacino dell’intera Valdera, progetto sostenuto fortemente da Italia Viva, non sia più procrastinabile".

Di tutt'altro avviso, invece, la professoressa Cecilia Robustelli, docente pontederese che insegna all'Università di Modena e Reggio Emilia.

La professoressa Cecilia Robustelli

"È stata un'azione (la consegna del premio, ndr) che ha rappresentato una violenza contro le donne e che ha offeso tutte le persone che credono nella giustizia - ha scritto - oggi apprendo che la persona in questione è stata condannata a 3 anni di reclusione e a un risarcimento per maltrattamenti, lesioni e minacce all'ex moglie e all'attuale compagno di lei. Come donna e persona che crede nella giustizia mi associo a chi chiede il ritiro del premio, con pubbliche scuse a tutte le donne da parte di chi l'ha assegnato".