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Usb, alla Piaggio scatta lo sciopero

Annunciata la serrata per la giornata di mercoledì 29 Marzo: "L'annata record del Gruppo Piaggio non porta alcun beneficio ai lavoratori"

Lo stabilimento Piaggio di Pontedera

"Piaggio da record: e i lavoratori?". Comincia così il lungo comunicato dell'Unione sindacale di base, che per la giornata di domani, mercoledì 29 Marzo, ha annunciato sciopero alla Piaggio, contestando alla proprietà di aver tralasciato i propri lavoratori a fronte di un'annata ricca di risultati.

"Venduti 1.700 veicoli al giorno, un fatturato da 2 miliardi e un utile netto di 84,9 milioni di euro - hanno scritto dal sindacato - anche gli anni precedenti sono andati molto bene, ma questa crescita quanti miglioramenti ha portato ai lavoratori e lavoratrici? L'ultimo contratto integrativo ha portato, a regime del triennio, 50 euro lordi di anticipo del premio di risultato e il conguaglio del premio di risultato non viene pagato dal 2011".

"Tutto ciò in un contesto in cui i salari italiani sono fra gli ultimi in Europa, più bassi del 12% rispetto al 2008 in termini reali. Questo grazie a Fim, Fiom e Uilm che hanno concesso di fatto il blocco salariale legando gli aumenti della contrattazione nazionale e aziendale - hanno aggiunto - abbiamo visto i titoloni sui giornali per le 105 assunzioni in Piaggio, ma la realtà è che anche quest'anno è stata firmata la deroga al Decreto dignità".

Per Usb, quindi, occorre guardare oltre le recenti assunzioni. "A Febbraio è stata firmata una procedura di licenziamento collettivo per 55 unità - hanno specificato - in più, nell’accordo, non vengono contate le dimissioni volontarie: quindi, il saldo occupazionale continua a calare. Ancora più grave è che, in due anni, in cui è stata firmata una deroga a una legge dello Stato, non è stata fatta nemmeno un’assemblea per illustrare l'accordo stesso".

"In questi mesi abbiamo visto lavoratori con più anzianità di servizio non ancora richiamati e i contratti a termine del 2019, che rimarranno fuori dalle assunzioni del 1° Aprile, rischiano di raggiungere i 36 mesi, il limite consentito dalla vecchia legge - hanno aggiunto - per non parlare, infine, della situazione in cui ci troviamo a dover lavorare: i tempi sono sempre più saturi e le attrezzature con cui si lavora sono sempre più vecchie. Tutto questo perché investire realmente in salute e sicurezza è visto solo come un costo che non porta nessun profitto".

"Gli operai producono ricchezza, ma hanno condizioni e paghe sempre peggiori - hanno concluso - è tempo di cambiare il sistema contrattuale".