Politica

Rete Ready, s'infuoca la polemica sull'adesione

Il consigliere di Fratelli d'Italia Quercetani plaude il sindaco Mini e attacca, ma la vicesindaca Cocilova risponde insieme a Pd e all'assessora Luca

Il Comune di Pontedera

Scatta l'assalto alla Rete Ready. Dopo l'addio di Castelfranco di Sotto, anche dalle parti di Pontedera c'è chi vuol recedere dall'associazione che riunisce Comuni, Province e Regioni per prevenire e contrastare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.

A chiedere di fare un passo indietro è Gian Paolo Quercetani, consigliere di minoranza del gruppo di Fratelli d'Italia. "La Rete Ready, sotto il pretesto della lotta alle discriminazioni, promuove da anni una visione ideologica e distorta dell’essere umano, in cui l’identità personale non viene più fondata sulla realtà biologica, ma su percezioni che creano confusione nei minori - ha detto - chi vi aderisce s'impegna ad attuare azioni educative fortemente orientate, coinvolgendo bambini e ragazzi in percorsi formativi che parlano di identità di genere fluida, autodeterminazione sessuale, famiglie omogenitoriali e altri concetti lontani dal sentire comune della maggioranza delle famiglie italiane".

"La scelta del sindaco Fabio Mini di lasciare non è una chiusura, ma un atto di libertà e dignità istituzionale, il rifiuto di subordinare l’amministrazione a un’agenda ideologica che non ha nulla a che vedere con il bene comune - ha aggiunto - oggi più che mai servono amministratori che abbiano il coraggio di dire no, che abbiano a cuore la verità e non la propaganda, il futuro dei giovani e non il consenso delle lobby. La scelta di Castelfranco di Sotto dovrebbe essere presa ad esempio da tutti gli altri Comuni". 

Il consigliere Quercetani

"Fratelli d’Italia sarà sempre al fianco di chi difende l’identità, la famiglia e la realtà naturale dell’essere umano - ha concluso - perché solo su queste fondamenta si può costruire una società giusta, ordinata e veramente libera".

La replica della vicesindaca Cocilova

Una posizione ovviamente respinta dalla vicesindaca Carla Cocilova, che ha le deleghe per le Politiche sociali. "La Rete Ready prevede l'organizzazione di iniziative di sensibilizzazione e di promozione dei diritti umani delle persone Lgbtqi+ e con orgoglio in questi anni ci siamo confrontati con altre amministrazioni, con il tessuto associativo e con varie istituzioni per analizzare e fronteggiare questioni alla cui base sta un principio molto semplice - ha spiegato - costruire società e comunità in cui tutti si sentano a loro agio, possano stare bene".

"La maglia dei diritti deve essere il più ampia possibile perché nessuno subisca discriminazioni e coloro che non si riconoscono in una categoria specifica semplicemente non usufruiranno di quello specifico diritto, senza per questo perdere qualcosa - ha aggiunto - ce lo chiedono anche le realtà e le istituzioni che si occupano di giovani e di educazione: non è negando l'evidenza o disegnando il mondo solo con il bianco e il nero che le sfumature spariscono".

La vicesindaca Cocilova

"Se sui concetti di libertà e giustizia è chiaro che la visione sia diversa, mi chiedo cosa davvero sottintenda il termine ordinata - ha concluso la vicesindaca - che dobbiamo essere tutti uniformati, uguali, ordinati appunto in base ai criteri stabiliti da altri? Ebbene, questo mi ricorda un periodo storico altro, in cui appunto gli omosessuali venivano mandati al confino o nei campi di concentramento".

La posizione del Partito Democratico e dell'assessora Luca

Successivamente, hanno preso parte al dibattito anche il Partito Democratico di Pontedera e l'assessora Sonia Luca, che ha la delega alle Pari opportunità. Da parte della segreteria dem, viene spiegato come la Rete Ready "non ha nulla a che vedere con fantomatiche teorie gender tanto care alla propaganda della destra, ma rappresenta un presidio concreto di civiltà e giustizia sociale".

"Parlano di libertà, ma solo quando coincide con la loro idea di società: un modello chiuso, gerarchico, fondato sulla discriminazione e sulla paura del diverso - hanno aggiunto - la vera ideologia che certi personaggi difendono è quella della violenza, della prevaricazione e dell’esclusione".

L'assessora Luca

"L’adesione non è solo un atto formale: è un segnale forte, simbolico, che sancisce la responsabilità delle istituzioni nel garantire il rispetto, la libertà di autodeterminazione e la dignità di ogni individuo, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere - ha precisato Luca - siamo stanchi di chi pretende di imporre la famiglia tradizionale come unico modello accettabile di convivenza sociale. Peraltro, sempre più spesso, anche chi la teorizza, nei fatti, si scontra quotidianamente con una realtà che si discosta da quel modello astratto: le famiglie reali sono complesse e tutte meritano riconoscimento e rispetto. La vera tradizione da difendere, che rispecchia i valori più profondi della nostra cultura democratica, è quella dell’amore, della solidarietà e della convivenza civile.".