Attualità

L'ex sindaco antimafia parla agli studenti

Gli alunni della scuola media Da Morrona hanno ascoltato le esperienze di Domenico Luppino, una vita di lotta alla 'Ndrangheta

“Non sono un eroe. Sono una persona normale, che ha fatto cose normali che però, in un territorio come il nostro, diventano straordinarie”. Questo Domenico Luppino, calabrese, imprenditore, padre, ex-sindaco impegnato nella lotta alla 'Ndrangheta, lo ripete spesso agli alunni e lo ha ripetuto anche a quelli della scuola media di Terricciola che ha incontrato sabato scorso in occasione della Giornata della Legalità.

Lui, da sindaco di Sinopoli, cittadina alle porte di Reggio Calabria, non ha avuto dubbi sulla strada da intraprendere: denunciare la ‘Ndrangheta in tutte le sue forme, anche quando si presentava con il volto di un vecchio amico, anche quando era la sua stessa madre a consigliargli di “perdonare”, di abbassare la testa, di lasciare che le cose andassero come erano sempre andate, perché così si fa, perché non c’è niente di male, perché un uomo da solo non può fare niente. E invece Luppino ha fatto grandi cose e ai ragazzi di Terricciola ha raccontato di tutte le intimidazioni subite: gli olivi bruciati nella sua azienda agricola, le lettere, l’uccisione del cane, gli sputi in faccia, fino alla bomba sulla tomba del padre. Ha raccontato della sua cooperativa Giovani in vita che opera nei terreni confiscati alla criminalità, producendo olio e marmellata con il marchio ’Ndrangheta Free. Ha raccontato della fatica di spiegare alla figlia, che ora vive con la madre in Toscana, cosa voglia dire la parola infame, che tante volte sentiva associata al nome del padre e al suo. E ha raccontato di come un boss della criminalità sia soddisfatto di staccare assegni da ventimila euro per saldare il conto in un negozio di scarpe, acquistate da chi, solo facendo il suo nome, lasciava da pagare. Ventimila euro in paia di scarpe. Ventimila euro di amici, di affiliati. Ventimila euro di voti su cui contare. Ventimila euro di ragazzini che spacciano per te.

“La cosa peggiore è che il sentimento più diffuso è la rassegnazione - ha spiegato Luppino - sentimento ancora peggiore della paura, soprattutto se investe la scuola e quelle istituzioni che invece dovrebbero formare intere generazioni di giovani”.