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Attualità venerdì 21 aprile 2017 ore 18:16

Le campionesse si raccontano in municipio

Un momento dell'incontro

Katia Serra, ex calciatrice, e Fabiana Luperini, ciclista, hanno incontrato i ragazzi delle associazioni sportive presentando la carta dei diritti



PONTEDERA — Due vite dedicate allo sport. Due storie che parlano di passione e dedizione. Ma anche di diritti da conquistare. Sono quelle di Katia Serra, ex calciatrice della nazionale femminile, e di Fabiana Luperini, campionessa internazionale di ciclismo, più volte di giri e tour.

Entrambe si sono presentate e raccontate questo pomeriggio davanti ai giovani delle associazioni sportive del territorio, un faccia a faccia avvenuto nella sala consiliare di Palazzo Stefanelli per presentare la carta per i diritti delle donne nello sport.

All'incontro ha partecipato anche Manuela Claysset, presidente consiglio nazionale Uisp "La carta nasce nel 1985 - ha spiegato ai giovani del territorio. - Ma le discriminazioni, purtroppo, sono ancora tante: dallo status di professionista non riconosciuto al compenso inferiore. Gli ultimi dati sulla pratica sportiva dicono che in Italia ci sono meno donne che si dedicano in maniera regolare allo sport. Il 44 per cento - ha puntualizzato Claysset - non fa nessuna attività sportiva".

"Molto spesso le bambine sono le prime ad abbandonare. Ci sarebbe da capire il motivo e decidere quali interventi adottare. La carta è diventata un mezzo per mostrare come le donne possano fare la differenza anche nel mondo dello sport. Circa il 48 per cento delle iscritte alla nostra associazioni sono donne".

Katia Serra, calciatrice della nazionale femminile, ha raccontato: "Diventare calciatrice in Italia è un percorso in salita. La legge non prevede il professionismo femminile per le donne, che non sono quindi riconosciute come lavoratrici".

La Serra è poi scesa nei particolari della esperienza personale: "Il calcio femminile comporta meno fisicità, meno potenza, meno intensità di gioco, ma tanto fair play. E' un gioco collaborativo, per superare i propri limiti e solo in un secondo momento prevaricare l'avversario. Il mio consiglio è quello di avvicinarsi alla disciplina non con gli occhi del paragone ma con spontaneità e naturalezza, senza paura delle ripercussioni sul corpo".

"L'impatto dello sport che si è scelto è davvero basso, non dobbiamo farci scoraggiare dai discorsi da bar. Lo sport che scegli non indirizza il tuo orientamento sessuale, come molti credono. Esistono stereotipi e luoghi comuni che resistono nell'opinione collettiva. Il diritto alla maternità non è minimamente tutelato. In qualità di responsabile dell'associazione calciatori mi sono impegnata per tutelare chi sceglie questa strada. Purtroppo viviamo ancora molti abbandoni: donne che hanno preferito un lavoro sicuro, e così abbiamo perso diversi talenti".

Fabiana Luperini ha spezzato una lancia in favore dei colleghi uomini: "Mi sono allenata con Bartoli - ha raccontato - il mio rapporto con gli uomini, con Pantani, ad esempio, è sempre stato ottimo. I media ci danno meno attenzione anche se devo ammettere che sia la Gazzetta che la Rai hanno fatto ottimi servizi. Le ragazze sono riconosciute dilettanti, non ci sono stupendi minimi e la maggior parte non arriva a grandi mensilità".

"Per quanto riguarda questo aspetto, però, forse il ciclismo è trattato un po' meglio del calcio. Per i piccoli, tuttavia, il ciclismo risulta più pericoloso a causa dell'assenza di piste ciclabili adeguate: allenarsi sulle strade non è il massimo. Mi auguro che le cose migliorino in futuro". 

All'incontro hanno partecipato anche Liviana Canovai, in qualità di assessora alle pari opportunità di Pontedera, Alberto Falchi, Presidente Uisp Valdera e l'assessore allo sport Matteo Franconi.


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