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Varie dal mondo

di - domenica 21 luglio 2019 ore 09:37

Ursula von der Leyen, tedesca “membro” (sic) del CDU, Unione Cristiano Democratica, delfina di Angela Merkel, è stata eletta Presidente della Commissione Europea. Una donna. Nobile. Conservatrice e competente. Ha esordito citando Simone Veil nel discorso di investitura al Parlamento Europeo: “Quasi 40 anni fa Simone Veil è diventata la prima presidente donna del Parlamento Europeo. Se l’Europa fosse una donna, sarebbe proprio Simone Veil. Cosa possiamo fare oggi per garantire la sua visione di un’Europa unita e pacifica?”. Bene. Abbiamo ascoltato e apprezzato le sue dichiarazioni su un nuovo impegno in campo sociale e ambientale: che possano fare dell’Europa un paese migliore, il nostro grande paese. Secondo la mitologia Europa era una donna, una principessa fenicia, di cui Zeus s’invaghì.

Ursula, parlando con naturalezza tedesco, francese e inglese -capace capisce anche l’italiano, bon per lei- ha citato Pericle: “il segreto per la felicità è la libertà, il segreto per la libertà è il coraggio”. Pericle è quello che disse anche -e lo disse nel 431 A.C.- che nessuno era straniero ad Atene. E allora speriamo in una politica diversa, migliore, meno rigorista e più dinamica. E anche più solidale e inclusiva, capace di affrontare i processi migratori dandosi nuove regole, ivi compresa la modifica del patto di Dublino. E vedremo, in proposito, quelli di Visegrád, sodali della Lega che non ha votato Ursula, che invece l’hanno votata cosa ne penseranno. La neo Presidente -o Presidentessa che dir si voglia- ha auspicato un’Europa connessa, unita, ma indipendente e questo ci piace.

Savoini e Salvini: come fanno a dire di non essere in relazione tra loro? I due cognomi sembrano un’anagramma con cambio di lettera della settimana enigmistica. Il leghista Savoini, che passa per un filo nazista, tiene per Putin e si allea con la Russia: per ridere -ma c’era e c’è poco da ridere- ricorda un po’ il patto Molotov-Ribbentrop, fra Unione Sovietica e Germania nazista, stipulato a Mosca nel ‘39. Era un patto di non aggressione, un trattato che la storia fece saltare. Savoini al Metropol di Mosca trattava più semplicemente una partita di petrolio ivi compresa, forse, una tangente per la Lega. Un accordo anche quello saltato, ma chissà: qui non c’entra la storia, semmai la magistratura, l’indipendenza del nostro Paese ed il suo profilo europeo. Ma Salvini, il capitano, non va a riferire al Parlamento, probabilmente ha uno dei suoi sgomberi in corso e nessuno lo può capire più di me che sto sempre a traslocare, una faticaccia! Semmai va a rispondere ai Question Time sull’anagramma con sostituzione di lettera. Un rebus. Capace ci scappa una mezza crisi di governo.

La novità del momento è FaceApp, un app che invecchia o ringiovanisce la tua faccia in fotografia, che, alla faccia della privacy, tutti stanno disinvoltamente usando e sbattendo in rete. Hanno provato anche con me: più giovane non sono riuscito a venire, d’altronde io nasco anziano e “nel fosco fin del secolo morente”, in compenso nemmeno tanto più vecchio di così sono venuto. Echissenefrega. Fa impressione però vedere i nostri giovani trasformati in vecchietti sorridenti e rugosi, già pronti per la terza età e poi chissà. Ma quel “chissà” ci spaventa e forse così tentiamo di esorcizzarlo. La vecchiaia secondo gli antichi è stata alternativamente sinonimo di saggezza o, essa stessa, malattia. Per noi contemporanei nient’altro che un app. FaceApp è prodotta da Wireless Lab OOO, società con base a San Pietroburgo fondata da un certo Yaroslav Goncharov. Niente è dato sapere circa il trattamento dei dati. Forse il grande fratello russo si allena per il riconoscimento facciale: per distinguere anche da vecchi Salvini e Savoini. Non si sa mai.

È morto Andrea Camilleri. Tiresia, il cieco vedente, ci lascia, il commissario Montalbano resta orfano. Il grande vecchio non ce l’ha fatta. Ai lettori e non solo mancherà la sua grande testa e il suo grande cuore. Ai suoi detrattori ed haters continuerà a mancare sentimento, rispetto e giudizio. Magari, come da lui augurato al Teatro Greco di Siracusa, una sera fra cent’anni, ci rivedremo tutti quanti, invecchiati come nelle foto di FaceApp. E chissà se continueremo a romperci e a rompere i “cabasisi” o saremo persone migliori. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Domenica, 21 Luglio 2019


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