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Vecchi

di - domenica 26 gennaio 2020 ore 10:00

Non è un paese per giovani. Oggi le persone con oltre 65 anni in Italia sono 12 milioni, il 22% del totale contro il 19% in Europa. Nel 2050 supereranno il 30%. Gli over 80 saranno il 15%, attualmente sono il 6%. Tra gli over settantacinquenni l’85,8% soffre di malattie cronico degenerative. In Italia ci sono 4 milioni e 360mila persone con disabilità, di cui 2 milioni e 600mila oltre i 65 anni e il 42,4% degli over 65 disabili, vive da solo. Eccoci.

L’edificante quadro, però, non è ancora completo. Nel nostro Paese i servizi pubblici socio-sanitari offrono solamente 300mila posti letto, mentre gli anziani non autosufficienti sono 3 milioni circa. Dieci volte di più. Per far fronte a questa situazione ci si rivolge a badanti, magari al nero, e comunque anche questa soluzione ha un costo e presuppone disponibilità logistico-abitative che non sempre è possibile avere o sostenere. Le famiglie spesso ricorrono a soluzioni private, ancora meno tutelate e a rischio. Infatti 620 tra Residenze Sociali Assistite e strutture socio sanitarie, nei primi undici mesi del 2019, sono risultate non conformi ai controlli dei Nas, il 28%. Le strutture chiuse o sequestrate nel 2019 sono state 95, come nel 2018. Nel 2017 erano state “solo” 39. Durante il 2019 chiuse due strutture a settimana, irregolarità riscontrate soprattutto al Sud. D’altra parte l’assistenza è un business da 9 miliardi di euro l’anno, con rette salate che arrivano a tremila euro il mese.

Occorrerebbe più Stato Sociale, Welfare, per dirla con quegli ingrati inglesi che ci abbandonano a noi europei, ma con meno tasse non ce lo possiamo permettere. Certo, se tutti le tasse le pagassero il giusto e non solo chi lavora e si combattesse l’evasione fiscale, sarebbe un altro discorso. Perché ci vorrebbe più Stato, ma anche più mercato. Cioè un compromesso etico e dinamico tra pubblico e privato. Dinamico per il pubblico e lo Stato. Etico per il privato e il mercato. Impossibile? Utopia? Può darsi. Un tempo ci piacevano le utopie, anche le impossibili, perfino quelle sbagliate.

Al mondo siamo 7,5 miliardi e cominciamo ad essere parecchi, troppi, diciamo la verità, per la nostra povera Terra che continuiamo oltretutto a depredare, maltrattare, incendiare. E, come se non bastasse, a comprometterne il clima con le conseguenze nefaste del riscaldamento, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento degli oceani e dei mari. Ciò che rende rischiose le gite a Venezia, se non su invasivi mega piroscafi, improbabili le vite su molti arcipelaghi oceanici, nonché inutili le terza ante, quelle primaverili, e relativi indumenti, degli armadi quattro stagioni. Solo per fare qualche esempio, più o meno grave. E il male è che già nel 2050 saremo ancora di più e chissà se migliori: 9,7 miliardi circa. Con un’impronta ecologica che il nostro Pianeta, che ha disponibilità per i nostri bisogni, ma non per le nostre avidità, non potrà sostenere.

E allora, in attesa che la fantascienza diventi meno fanta -non nel senso della bibita- e più scienza e si individuino nuovi mondi dove andare a far danni, come si fa a contenere le nascite sulla Terra e allo stesso tempo contrastare l’invecchiamento del Paese? Sembra una contraddizione in termini e lo è, in effetti. Per risolverla bisognerebbe che i paesi più poveri e prolifici smettessero di esserlo o diminuissero parecchio e i paesi più ricchi e pressoché sterili riprendessero a procreare. Insomma regolare questo strano e inverso rapporto tra povertà e prolificità, ricchezza e denatalità. Cioè tra “crescete e moltiplicatevi” e “decrescete e dividetevi”. E magari senza il barbaro controllo delle nascite imposto in Cina, fino a poco tempo fa. È, ancora una volta, un problema di riequilibrio delle risorse, nonché del loro corretto prelievo. Una questione di giustizia e solidarietà.

Anche in Italia siamo a crescita zero e in talune regioni sotto zero e non perché fa freddo. Con un po’ più di benessere e istruzione si diventa più attenti e forse saggi, ma chissà. Con troppa ricchezza egoisti e stronzi. Ancora di più, se poi il benessere cala. Specie se il benessere che cala, oltre ai soldi, sono i servizi sociali, asili e assistenza. Il casino è che pure le famiglie dei nuovi cittadini immigrati hanno rallentato il proprio tasso di crescita. E c’è anche da capirli con tutto quello che si dice di loro da parte delle destre, ormai in via di radicalizzazione e forse maggioritarie nel Paese. E mica solo da parte delle destre.

Come si risolve tutto questo non lo so. Non solo non dovremmo contrastare così tanto l’immigrazione, forse dovremmo addirittura invitarli, i migranti: venissero qua a far figli e lavorare. Di questi passi, se no, resteranno sempre meno giovani lavoratori, magari incazzati, a pagare le pensioni, magari anticipate, di sempre più vecchi fancazzisti. “Umarell” che -quando non impegnati in qualche volontariato o lavoro, magari al nero, di rinforzo alla magra pensione- girano per le case con pattine imposte da mogli e compagne, interfacciano con il computer o bighellonano per le strade a “controllare” i lavori pubblici sparlando di ritardi e inadeguatezze del Comune. Perché, seddiovole, si campa di più, grazie alla scienza medica, alle diete bilanciate e al fitness, anche se ci si rompe parecchio di più.

A meno di non fare, al proposito, quello che suggerì un’anziana signora durante un’assemblea in cui venivano spiegate le modalità della raccolta differenziata dei rifiuti. Sentito io. Ma perché a noi vecchi, dopo una certa età, non ci date una “pasticchina”, così ci si leva da rompe’ i coglioni e ciao? Disse così, evidentemente esprimendo un’opzione, anche esistenziale, più favorevole alla rottamazione che al riciclo e nonostante la figlia, seduta accanto a lei, avesse cercato di zittirla con un’energica gomitata. Ma sostituire la pillola anticoncezionale con una pasticchina finale, anti rimbambimento senile non si può. Oltretutto il rimbambimento è spesso e volentieri precoce, come nel mio caso, e la rottamazione sarebbe un genocidio che nemmeno Pol Pot. O Renzi, quand’era nei suoi cenci. No, non è un paese per giovani. Il guaio è che non è neanche per vecchi. Buona domenica e buona fortuna.

Pontedera, 26 Gennaio 2020

*Fonte FIPAC Confesercenti


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