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Lavoro martedì 17 dicembre 2013 ore 19:45

Imprenditori in ginocchio davanti alla Tares

La protesta della Cna: la tassa sull'immondizia imposta dal Comune è raddoppiata



BUTI — Questa volta a protestare contro le decisioni del comune di Buti, che nel passaggio da Tarsu a Tares, la tassa sui rifiuti, avrebbe raddoppiato il costo dell'immondizia per le aziende è Amerigo Buti, un imprenditore locale e presidente di Cna Unione Federmoda Pisa. Buti che, ironia della sorte risiede e lavora nel comune omonimo, possiede il laboratorio Buti Pelletterie e circa un mese fa si è visto recapitare una bolletta della Tares di 5490 euro. “Sono rimasto esterrefatto e sono sconcertato di questo importo. Lo scorso anno – continua l'imprenditore avevo pagato in tutto 3684 euro per i servizi di igiene ambientale, ora alla fine del 2013 ne pagherò circa il doppio più precisamente l'aumento è del 49,03% puntualizza Buti. Un aumento che ora rischia di far cessare l'attività a molti imprenditori e che ha fatto indignare Buti come imprenditore e come presidente del comparto moda della Cna Pisana, tanto che ha scritto una lunga lettera al Comune di Buti dove dice: “Assistiamo increduli e impotenti a tutto questo, nonostante il nostro impegno quotidiano sia fisico che economico nel mettere a rischio tutto quello che di buono abbiamo costruito nella speranza di un futuro per i nostri figli. Come presidente della Cna Federmoda insieme all'associazione provinciale, regionale e nazionale denunciamo questo stato di cose da molto tempo e vogliamo far capire che o ci salviamo tutti insieme o moriamo tutti insieme perché senza le attività economiche sane non ci saranno possibilità per nessuno di rimanere in piedi". poi nella lettera l'imprenditore spiega: "Il comune di Buti soffre, come e più di altri comuni del problema della disoccupazione, della desertificazione delle attività economica, delle difficoltà di numerose famiglie, giovani, anziani e quindi le aziende che ancora resistono nel territorio e danno sana occupazione dovrebbero essere aiutate a rimanere in piedi, non per fare profitti, cosa impossibili, per poter un domani essere il volano di una ripresa economica dei territori e del paese. Invece - conclude Buti - con queste scelte e quelle che si annunciano per il 2014 si accompagnerà alla chiusura molte attività economiche avvolgendo il paese in una spirale terribile di povertà e desertificazione produttiva".


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