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Base militare, anche Legambiente dice di no

Consumo di suolo, cementificazione e militarizzazione: la sezione Valdera respinge l'ipotesi che la base dei carabinieri si trasferisca a Pontedera

Ponsacco vista dall'alto

Un paio di settimane di silenzio. Attorno alla possibilità che la base militare prevista inizialmente per Coltano possa trasferirsi a Pontedera, si sono espresse forze politiche, sindaco e assessori. Adesso, però, calmate temporaneamente le acque, è la sezione locale di Legambiente a prendere posizione, unendosi alla schiera dei no.

"Oltre all’evidente proposito di ulteriore militarizzazione di un territorio dove le installazioni militari sono già abbondanti - hanno scritto da Legambiente Valdera - la proposta della nuova base, sia a Coltano sia a Pontedera, mette in evidenza un approccio sviluppista, che è ancora patrimonio comune sia dell’amministrazione dello Stato, sia di quelle regionali e comunali".

"A Coltano, la realizzazione della base comporterebbe un enorme consumo di suolo con procedure in deroga ai vincoli di protezione del territorio all’interno di un parco naturale - hanno spiegato - nel frattempo, si scopre che ben due caserme sono state svendute a privati, mentre avrebbero potuto essere utilizzate quantomeno per ridurre le dimensioni del progetto della nuova base".

"A Pontedera, il Comune si candida a ospitare la base offrendo due grandi aree, attualmente utilizzabili in base agli strumenti urbanistici vigenti, definendo il tutto a consumo zero di suolo - hanno aggiunto - il consumo di suolo però non si calcola in base alle previsioni sulle carte, ma rispetto allo stato fisico dei luoghi: le aree indicate, attualmente sono campi verdi".

"Il piano strutturale si può cambiare, proprio per evitare il consumo di nuovo suolo - hanno commentato - l’individuazione di aree di nuova edificazione, avviene in base a specifici bisogni documentati e se questi bisogni non hanno determinato poi le richieste dei permessi di costruzione, significa che le previsioni erano sovradimensionate. Molti comuni italiani ed europei hanno scelto di smettere di consumare nuovo suolo, mentre da noi si continua a sognare la città di 30mila abitanti, progettando di consumare gli ultimi spazi verdi rimasti. Il Green Park o la cementificazione prevista al Chiesino sono due esempi eclatanti".

"I cambiamenti climatici e il consumo di risorse non rinnovabili sono temi che localmente richiederebbero un approccio innovativo - hanno concluso - invece, lo sviluppo in termini di metri cubi edificati, consumare suolo fertile e sostituirlo con nuove colate di cemento, sono ancora l’unica sirena che incanta i nostri amministratori".