Politica

Infiamma la polemica, Pro Vita risponde sul manifesto

L'associazione replica alle parole della vicesindaca Cocilova e rivendica la propria iniziativa. Interviene anche l'assessora regionale Nardini

Il camion vela apparso al Romito

La presenza del camion vela di fronte alla scuola del Romito con il manifesto della campagna "Mio Figlio No" di Pro Vita & Famiglia non è passata inosservata. E alle parole della vicesindaca Carla Cocilova, la onlus ha immediatamente risposto.

"Noi siamo lì non per combattere una fantomatica teoria gender inventata ad arte, ma per denunciare progetti concreti, approvati dalle istituzioni e promossi fin nelle scuole primarie, che puntano a modificare radicalmente la percezione dell’identità - ha spiegato Donatella Isca, referente per la Toscana di Pro Vita & Famiglia - non si tratta di semplici iniziative contro il bullismo o per il rispetto delle diversità, che nessuno mette in discussione, ma di veri e propri interventi volti a destrutturare gli stereotipi di genere, come confermano i documenti ufficiali della Regione attraverso programmi come Alla Pari e Cross".

"È gravissimo che venga liquidato come di cattivo gusto il nostro sforzo di sensibilizzazione proprio nei confronti delle famiglie dei più piccoli, quelli maggiormente esposti e vulnerabili - ha concluso - non ci si deve scandalizzare di chi, in modo pacifico e determinato, rivendica il diritto naturale ed educativo dei genitori. Al contrario: il vero scandalo è cercare di mettere a tacere chi denuncia con coraggio derive culturali imposte senza un reale confronto".

Sul tema si è espressa anche Alessandra Nardini, assessora regionale alle Pari opportunità. "Uno squallido manifesto che racconta falsità, come quella che qualcuno vorrebbe manipolare bambine e bambini per convincerli a cambiare sesso - ha commentato - una forma di propaganda vergognosa, piena di bugie e una forma di intimidazione culturale che non possiamo accettare. La teoria gender che li ossessiona non esiste e i percorsi nelle scuole a cui si riferiscono sono quelli che vogliono destrutturare ruoli di genere e pregiudizi, spiegando alle bambine e ai bambini che non esistono percorsi di studio o mestieri da maschi e da femmine, che nessun essere umano è sbagliato e che la parità e il rispetto sono fondamentali".

"Servono a prevenire disuguaglianze, discriminazioni e violenze e a far sì che in futuro le donne non vengano più limitate nelle loro scelte di vita o molestate, stuprate, picchiate, perseguitate e uccise per i retaggi della cultura patriarcale della subalternità - ha concluso - la smettano di spendere soldi in questi vergognosi manifesti e li devolvano ai centri antiviolenza e ai centri antidiscriminazione. Almeno farebbero qualcosa di utile".