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martedì 19 marzo 2024

SEI DI PONTEDERA SE — il Blog di Eugenio Leone

Eugenio Leone

EUGENIO LEONE, ingegnere per lavoro, impegnato in campo sociale con la Colletta Alimentare, nelle relazioni professionali con ToscanaIN, presidente della Filarmonica Volere è Potere. Promotore e coordinatore di PontederaViVa!  l’Associazione che raccoglie le energie della società civile che vogliono impegnarsi per migliorare la città. Mi sento un uomo libero, non sono pontaderese ma mi sto impegnando per diventarlo.

Meglio la nostra Gazosa della CocaCola

di Eugenio Leone - lunedì 27 aprile 2015 ore 17:33

Quando i Gazosai pontederesi vincevano contro la CocaCola!

Tratto dal racconto di Rigoletto Panattoni jr.

Dal gruppo "Sei di Pontedera se..." emergono spesso delle storie, apparentemente “minime”, ma che lette tra le righe rappresentano un pezzo di storia della città…

Siamo negli anni che precedono lo scoppio della seconda guerra mondiale, Pontedera vive di agricoltura ma ormai da una ventina d’anni è nato in città un nuovo filone economico legato alla meccanica.

A Pontedera in quegli anni viveva Pilade Panattoni, proprietario del ristorante La Pergola. Pilade, o come dicevan tutti Parisse, aveva tre figli Tosca, Rigoletto e Mario, che erano noti come Parissini. Allo scoppio della guerra, Mario, operaio Piaggio, si trasferisce a Biella dove l’azienda aveva spostato gli stabilimenti.

Finita la guerra tutto ritorna a Pontedera, in Piaggio Corradino d’Ascanio si inventa la Vespa. L’Italia riparte, c’è fermento. La gente ha voglia di fare cose nuove. All’inizio degli anni ’50, dopo la morte improvvisa di Rigoletto, Mario compra un “saturatore”, una macchina che mescola l’acqua con le l’anidride carbonica rendendola gassata e ci aggiunge uno strano sciroppo scuro a base di caramello ed altri segreti ingredienti che comprava a Lucca da un signore che si chiamava Palamidessi. Signore, signori a Pontedera è nata la “Spuma”. La bibita scura ha subito un grandissimo successo. Quella bevanda dolce con le bollicine piace a tutti, grandi e bambini. Quel “frizzante” sembra interpretare bene lo spirito di quegli anni: la Vespa sforna l’esemplare n. 500.000, Giuseppe Cau, un altro ragazzino venuto da Roma, vince tutte le gare a bordo di quello strano mezzo che sta conquistando il mondo.

A metà degli anni ’50 parte il boom economico e la spuma di Panattoni divenne famosa a Pontedera ed in tutta la zona. C’erano anche altri che si erano lanciati nel business, a Bientina, a Cascina a Perignano ma il Panattoni è l’unico in zona a produrla direttamente, gli altri rivendono le bibite di marche nazionali.

Negli anni successivi Mario amplia la gamma di prodotti (si direbbe oggi in termini marketing) e aggiunge altri gusti. La spuma da nera diventa bionda; Palamidessi gli forniva un estratto alle mele, almeno questo sembrava. Lo stesso Palamidessi nel frattempo produceva la “Spuma Pantera” che, come recitava l’etichetta, era una bibita “Colorata con colori consentiti”.

Nel laboratorio pontederese Mario con un semplice bicchiere di plastica, che fungeva da dosatore, metteva a mano un pò di quel magico sciroppo in ogni singola bottiglia e un’altra macchina, i cui tubi provenivano dal saturatore, le riempiva con l’acqua gassata e il miracolo si ripeteva quotidianamente. Chiude le bottiglie con un tappo a pressione, come oggi hanno ancora alcune bottiglie d’olio, lo sigilla con una striscia che ne garantisce l’autenticità e attacca un’etichetta colorata.

Quella bibita analcolica e dissetante è il prodotto che va bene per tutti, facile da bere, accessibile nel prezzo, nuova a tal punto da rompere tutti gli schemi del passato. Le bollicine inebriavano tutti.

Ai bar che vendono le sue gazose e le sue spume Mario regala bottiglioni di vetro pieni si seltz. Lo spruzzo di seltz negli aperitivi rappresentava l’energia e la voglia di vivere di quegli anni. I tavolini in centro si animano, Pontedera, l’Italia sta cambiando pelle. Le spume Panattoni vanno a ruba; a poche centinaia di metri Piaggio produce la sua milionesima Vespa.

Negli anni ’60 il Panattoni lancia le spume al gusto arancio, bitter, chinotto, limone, pompelmo e soprattutto quella al cedro che incontra subito il gusto di tutti.

In quel laboratorio artigianale un bimbetto, anche lui di nome Rigoletto in ricordo del fratello, gira furtivo, con gli occhi vispi e, di nascosto a merenda, inzuppa il pane in quel dolcissimo sciroppo.

Il laboratorio cresce e si sposta in via Oberdan, accanto al saturatore si aggiunge un nuovo, più grande, mescolatore e una “lavatrice” che tramite piccoli ugelli spruzza acqua nelle bottiglie di vetro lavandole e predisponendole al nuovo imbottigliamento (riciclo ante litteram) ed arriva il tappo a corona che soppianta il tappo a pressione.

Intanto oltre oceano gli americani si stavano organizzando per invadere l’Europa con i loro prodotti dopo averla liberata dai tedeschi. In Europa ed in Italia sta arrivando la Coca Cola! Con le sua pubblicità patinata, il sogno americano che sbarca in Italia preceduto dal Boogie Woogie, dal Jazz di Glenn Miller e dalla musica alla radio.

La lotta è impari. I “gazosai”, cosi venivano definiti i Panattoni & Co., si organizzano per difendersi dall’attacco americano. Lanciarono sul mercato una bibita simile alla CocaCola di origine tedesca, detta Africola, che il Panattoni comincia ad imbottigliare. 

La bottiglia di vetro era simile a quella della ormai famosa CocaCola , con una palma da cocco in evidenza. Nel frattempo quel bambino che inzuppava il pane nello sciroppo colorato era cresciuto e aiutava Mario in bottega. Con Rigoletto Jr. l’attività di Panattoni cambia pelle ed affianca la distribuzione di bibite famose, tipo Oransoda, Lemonsoda, Crodo, Birra Dreher, le acque minerali e la stessa Coca Cola ... quando si dice la globalizzazione.

Eugenio Leone

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