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lunedì 29 aprile 2024

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​Lasciate ai vostri figli il diritto di piangere

di - venerdì 12 aprile 2024 ore 08:00

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un post su Instagram che mi ha molto colpito. Era un carosello (uno di quelli formati da più foto che si susseguono) e il primo riportava un’immagine accattivante di un bambino in una cameretta al buio in lacrime. Scorrendo le immagini raccontavano una storia disperata e disperante come se fosse narrata dal bambino stesso che dipingeva i genitori come due mostri insensibili e anaffettivi, colpevoli di averlo fatto dormire nel suo lettino in camera sua anzichè nel lettone con loro. E alla fine diceva qualcosa del tipo non lasciare tuo figlio piangere. E mi sono indignata!

Sì perché credo che la si debba smettere di suggerire ai genitori di non far piangere i figli, di assecondare le loro richieste sempre e comunque, di tenerli sempre in braccio, allattarli solo a richiesta, non ritagliarsi del tempo per sé ma dedicare ogni istante solo a loro!

Vista così quello del genitore sembrerebbe essere solo un ruolo di totale accoglimento incondizionato del neonato prima e del bambino poi, perdendo completamente l’aspetto educativo. Pur di non sembrare cattivi genitori, pur di non correre il rischio, per il loro bene, di rimanere antipatici ai figli, pur di non sentirli piangere, alcuni finiscono per trincerarsi dietro questa forma di educazione non educazione, con l’idea che ci sarà tutta la vita per imparare.

Ma non è così! Ogni istante, ogni giorno i nostri figli apprendono qualcosa che sarà loro utile a crescere anche emotivamente.

E se vogliamo fare loro un regalo che durerà tutta la vita, utile in ogni contesto, diamo loro la possibilità di imparare a tollerare la frustrazione. Non tutti i desideri devono essere appagati. Non tutte le tappe di sviluppo vengono raggiunte con il sorriso, ma se vogliamo dei figli autonomi e in grado di gestire le difficoltà che la vita ci pone ogni giorno, dobbiamo aiutarli a fortificarsi, e lo si fa solo stando in posizioni scomode.

Piangere e disperarsi è un loro diritto. Devono poterlo agire e vederselo riconosciuto.

Quel bambino del post certo che avrebbe preferito dormire con i suoi, così come avrebbe preferito, magari, mangiare solo cioccolata o pizza a pranzo e a cena. Ma non sarebbe stato giusto per lui che i suoi genitori assecondassero questa richiesta. Lasciandolo in camera sua (e non in mezzo una strada, ma al caldo, vicino alla loro camera, dopo averlo coccolato e, perché no, dopo avergli raccontato una storia) gli hanno dato l’opportunità di capire che ce la poteva fare, che era più forte di quanto pensasse e che i suoi genitori questo lo sapevano e avevano piena fiducia nelle sue capacità.

Lasciandoli piangere e facendo loro sperimentare la capacità di autoregolarsi, forniamo loro gli strumenti necessari per lo sviluppo di una sana autostima.

Ecco perché rimango indignata quando alcuni professionisti suggeriscono il contrario. Essere buoni genitori non significa rinunciare al ruolo educativo ed educare deriva da ex-ducere, ossia “tirare fuori”, andare oltre a ciò che è per attivare ciò che sarà. I piccoli di oggi sono già in potenza gli adulti di domani, non dimentichiamolo!


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